“Che swing meccanico che ha quello!”. Sembra quasi detto in maniera sprezzante talvolta e, forse, alcune volte lo abbiamo pensato anche noi. Prendiamo ad esempio, e a confronto, lo swing di DeChambeau con quello di Tiger: vi si accende qualche lampadina?!….A parte il gusto estetico, dobbiamo ora iniziare a riconoscere le differenze che ci sono tra i vari giocatori del PGA Tour (e non solo): alcuni più belli e altri più “performanti”, seppur tutti funzionali. Ma cos’hanno in comune tra loro? Beh, ognuna di queste “macchine” golfistiche rispetta la biomeccanica nello swing!
Preparate gli esoscheletri!
Cos’è la biomeccanica nello swing?
Wikipedia ci suggerisce una definizione: la biomeccanica è lo studio e l’applicazione dei principi della meccanica sull’uomo. In particolar modo essa analizza il comportamento delle strutture fisiologiche quando sottoposte a sollecitazioni statiche o dinamiche, e può essere altresì definita come lo studio delle forze che operano all’esterno e all’interno del corpo umano.
Sì, bella pappardella? Ma che c’entra con il golf?
Nel golf la disciplina biomeccanica ha attecchito grazie al lavoro di studiosi che hanno voluto comprendere in maniera netta e oggettiva alcune dinamiche dello swing, e tra i tanti spicca certamente il nome del francese Jean-Jacques Rivet, professore di biomeccanica, terapista ed osteopata, nonché collaboratore del guru mondiale dell’insegnamento David Leadbetter.
Ok, quindi?
È davvero difficile in poche righe riuscire a far comprendere quanto la biomeccanica incida (e inciderà sempre più) sugli swing moderni: è difficile far capire quanto ormai la diagnosi motoria (seppur esteticamente “sgraziata”) sia oggettiva ed efficace.
Questo approccio alla “DeChamba” tiene infatti in considerazione molti elementi: l’anamnesi del giocatore, la sua storia di traumi muscolo-scheletrici, la corporatura, l’elasticità, le abitudini motorie. Il tutto al fine del miglior risultato in termini di accelerazione dello swing e di ripetitività motoria: il tutto al fine del miglior risultato.
È questo in fondo, e allo stesso tempo, il principio ed il fine del golf.
Sì ma noi non siamo sul tour!
Anche questo è vero: ma il principio rimane valido per tutti.
Quindi eccovi alcuni esempi applicativi utili di qualche principio biomeccanico:
- Personalizzazione e adattabilità: lo swing ideale non può essere propinato in maniera indiscriminata ad ogni singolo giocatore. Allo stesso modo quel gesto che tanto piace ad un maestro o al suo allievo deve necessariamente fare i conti con l’anamnesi del soggetto, con i suoi limiti e le sue capacità. In sintesi, molto di frequente, un giocatore si muove in un certo modo proprio perché in quel momento non può far diversamente;
- Stile e credibilità: i modi di eseguire lo swing sono molteplici ma, se un giocatore fa ciò che serve per produrre un efficace impatto con la palla, dal punto di vista stilistico egli sarà comunque sempre credibile. Per i principi biomeccanici non è invece sempre vero il processo contrario!
- Saggezza del corpo: molte delle azioni errate del corpo sono il risultato di precedenti movimenti sbagliati, imprecisi, eseguiti troppo in anticipo, etc. Se il corpo non compensasse tramite azioni apparentemente scorrette ci sarebbe il rischio di mancare la palla, o addirittura di cadere o di farsi male. Il corpo tende sempre quindi a compensare al meglio errori precedenti dello swing, al fine di limitare i danni. Agire sulle conseguenze e non sulle cause può dunque talvolta essere inutile, o addirittura pericoloso!
- Prendere energia dal terreno: come più volte ripetuto dai grandi maestri – primo fra tutti Sean Foley – il terreno costituisce una fonte di potenza. Ecco perché possedere un buon equilibrio dinamico, o eseguire una corretta compressione nel cambio di direzione tra salita e discesa, può addirittura raddoppiare il peso corporeo del giocatore al momento dell’impatto, e trasferire molta, molta più energia alla pallina.
(Immaginate DeChambeau che potenziale ha da sfruttare…)
Boom Doctor!
Questi sono solo alcuni dei principi di biomeccanica relativi allo swing del golf e le tecnologie andranno di pari passo…e Rory, e Bryson, e Tiger, e ognuno dei giocatori dei tour che tanto amiamo, a loro modo riescono già a superare le proprie capacità,fisiche e mentali, per far di loro stessi macchine da birdie e da eagle.
Alcuni swing sono più belli di altri? Forse sì…
Ma, prima di giudicare, dovremmo quanto meno ammettere i nostri stessi limiti ed ammirare come questi campioni riescano ad ottenere risultati sempre più impressionanti superando anche le proprie potenzialità biomeccaniche: con lavoro, costanza ed impegno…
Per l’estetismo puro (anche con dispiacere) non c’è più tempo.