Greg, Michael, Grappa e il sottoscritto : troppo lunga per una storia su Instagram
Era il 31 agosto 1995, mi trovavo a Crans Montana per il Canon European Masters (attualmente Omega European Masters) inviato dalla rivista Golf Italiano per poter scrivere del torneo.
Ero già stato a Crans altre volte per giocare il Memorial Barras e conoscevo bene il percorso svizzero.
Il passaggio al professionismo da soli due anni mi faceva vivere questo tipo di esperienze nella loro totalità: scrivere di golf, talvolta fare da caddie al mio amico Silvio Grappasonni.
Ero lì, animato dalla curiosità di carpire qualsiasi “segreto”, se mai ce ne fosse stato qualcuno, durante le fasi del gioco, ma soprattutto sarei stato ore a guardare la loro pratica.
I social non esistevano.
Il primato per la trasmissione più veloce delle immagini era senza dubbio appannaggio di Dave Cannon, fotografo già famoso ai tempi, che riusciva a mandare le sue splendide foto in agenzia con un sofisticato sistema collegato alla rete telefonica.
Tutto ciò per dire che il “rischio” di sapere cosa fosse stato detto e/o successo dentro e fuori dal campo o in driving range fra giocatori, era più affidato al passaparola piuttosto che ad una storia su Instagram.
Nel field dei partecipanti, oltre a Grappasonni che quell’anno non si comportò così bene come nel ’92 con l’11mo posto, c’erano personaggi quali Darren Clarke, Severiano Ballesteros, Sandy Lyle, Sam Torrance, Corey Pavin (Us Open winner 2 mesi prima), Costantino Rocca (favoloso secondo un mese prima all’Open Championship), Greg Norman( runner up allo Us Open vinto da Pavin) e fra gli altri Michael Campbell.
Quest’ultimo aveva la mia stessa età e come il sottoscritto era passato professionista due anni prima, ma era la mia “custodia”.
Non solo era grosso e la tirava forte, ma la tirava anche talmente bene da aver avuto la possibilità di partire nel team leader nel quarto giro all’Open Championship dove Costantino ci fece sognare arrivando ad un soffio dalla vittoria.
Una vera e propria promessa che alla sua prima stagione piena sullo European Tour arrivò quinto nell’ordine di merito proprio alle spalle del nostro Rocca.
Ebbene, quel giorno, dopo una mattinata sul percorso, decisi che era arrivato il momento di andare in campo pratica.
Si, non avrei potuto, ma ne avevo bisogno e voglia, e per eludere il controllo mi ero portato avanti : ero vestito in modo esemplare ( non che normalmente fossi vestito male, ma in quell’occasione non avevo tralasciato nessun particolare), ma soprattutto avevo la mia sacca staff da 10” in condizioni perfette e facevo la mia porca figura.
All’entrata del campo pratica, nella fascia oraria intermedia c’era a presidio solo un’addetto che consegnava ai giocatori le palle, tutte, rigorosamente, Titleist balata practice ( equivalente della pro V1 di oggi).
Era un’occasione unica. Praticare con palle da tour su un campo pratica del tour, durante un torneo del tour.
Senza perdere tempo mi presento con la sacca a spalla, saluto l’addetto, ricevo il secchio di palle e mi dileguo immediatamente.
C’ero riuscito. Stavo tirando decine di colpi con le palle più belle del mondo in un’atmosfera idilliaca. Nessuna sapeva chi fossi, c’era pochissima gente dietro le transenne e pochissimi giocatori sul Driving Range.
Sicuramente tiravo anche più forte del normale già al netto del fattore altitudine.
Un’ora di puro orgasmo tecnico, al termine della quale avverto un discreto vociare in lontananza; mi volto a guardare, pur facendo attenzione a non dare troppo nell’occhio dell’addetto al campo pratica e vedo centinaia di persone arrivare al seguito dello Squalo Bianco Greg Norman e Michael Campbell.
Entrambi ricevono il secchio di palle (in effetti erano vestiti bene, ma senza la sacca a spalla) e si vengono a sistemare uno di fronte a me e l’altro due metri alle mie spalle.
Al di là del fatto che il saluto cerco di non negarlo a nessuno, il problema è che rapidamente la frequenza cardiaca stava salendo, senza bisogno di leggerne i battiti sull’orologio.
Istintivamente il mio primo bisogno è stato quello di andare a prendere la bottiglietta d’acqua in sacca come escamotage per tornare alla pratica di un più fedele ferro 8 rispetto al 2, talvolta traditore, che avevo in mano.
Ricomincio la mia pratica dopo i convenevoli con i due e nonostante il “peso” del momento ricomincio a godere.
Le palle erano quasi finite e sarebbe stato il caso di tornare in campo per seguire alcuni match del pomeriggio quando ad un certo punto si solleva una voce dal pubblico.
Ma chi sono quei due C……I (riempite gli spazi a vostro piacere) con in mezzo Pomponi ????
Era la voce di Silvio Grappasonni che si avvicinava al campo pratica per tirare qualche colpo prima di tornare in albergo.
Uscivo salutando cordialmente Greg e Michael e l’addetto del campo pratica, ridendo come un pazzo. Silvio aveva colpito ancora.