Dubai.
Se mi segui dall’inizio del mio blog su NotizieGolf, allora saprai già che a Gennaio sono venuto nel deserto ad allenarmi per un mese.
L’esperienza è stata talmente bella che ho deciso di tornarci.
Lo so che è ancora novembre, però in Italia il meteo inizia già a fare un po’ di “bizze”, quindi ho preparato la mia valigetta e sono arrivato mercoledì dopo un viaggio infernale.
Ecco, se ogni tanto mi lamento dell’aeroporto di Malpensa per la lentezza nella consegna dei bagagli, per quello di Dubai allora le lamentele potrebbero non bastare.
Ho passato dall’1.45 del mattino fino alle 3.30 in piedi come un cucù nell’attesa che mi consegnassero la mia amata sacchetta da golf. Stavo per chiamare la guardia forestale!
Capisco i ritardi perchè l’aeroporto di Dubai è una struttura gigantesca.
Non l’ho notato da quanto ho dovuto camminare, ma piuttosto dalla quantità di Airbus A380 parcheggiati uno in fila all’altro.
Io amo gli aerei, ne sono spaventato ed al contempo affascinato però per me, vedere tutti quei “bestioni” del cielo è stato emozionante.
La mia passione per gli aerei è nata sicuramente da piccolo quando passavo le serate giocando a Flight Simulator con mio padre e successivamente alimentata dal fatto che sono sempre seduto su un aeroplano.
Quello che amo di volare, quando non c’è turbolenza, è quella sensazione di essere completamente staccato dal mondo.
Lassù a diecimila metri d’altezza in una scatoletta di latta posso immergermi nella mia testa e pensare, pensare e pensare come quando sono sotto la doccia con l’unica differenza che ci passo le ore.
Mercoledì durante il volo mi sono letto una parte di un libro che mi ha regalato mia madre per il compleanno: “Il putt Vincente” di Bob Rotella.
A parte che penserai: “che cavolo si fa regalare Orto per il compleanno?”
Si lo so, sono strano!
E’ una lettura molto fluida che ti raccomando.
Ultimamente il putt mi sta creando qualche problema ed i concetti di cui parla Rotella sono molto belli ed interessanti.
Il consiglio che fino ad ora mi ha aiutato di più è stato quello di interpretare ogni putt come una sfida ed un’opportunità.
Io guardo il putt con la paura di non riuscire a concludere quello che di buono mi sono costruito per tutta la buca e di conseguenza, dopo un mega drive ed un ferro stampato a due metri, mi irrigidisco e sbaglio il putt.
Quello che intende lo”zio Bob” è invece avere la sfacciataggine di dirsi: “Ho tirato due bellissimi colpi, adesso tira il terzo!”.
Ieri è stato l’esempio lampante.
Sono arrivato all’Els Club, dove mi allenerò per tutto il mese, dopo aver dormito cinque ore e fatto un viaggio di dieci, con soli trenta minuti di anticipo.
Mi sono scaldato in fretta e furia e sono andato sul tee.
Qui non puoi giocare da solo ed una volta che prenoti il tuo tee time e vieni messo in team con altre persone.
Quando gioco con degli “sconosciuti” sono un po’ agitato.
Voglio fare bella figura a tutti i costi, soprattutto sul green perché lì le aspettative sono più alte.
Morale, tiro il tee shot dritto in centro pista e poi un ferro 8 al green purissimo a due metri dalla bandiera.
Ecco la distanza “birichina”, però questa volta mi sono detto: “sfidati e cerca di imbucarlo”.
Così ho fatto e la palla è entrata in centro buca.
La giornata si è sbloccata ed ho concluso il giro in -4.
Non male come inizio, no?
Sicuramente non è con cento pagine di un libro e diciotto buche che ho risolto per sempre il mio problema con il putt, ma sono sicuro che giorno dopo giorno in questo mese a Dubai, tornerò a puttare bene!