Il Player Impact Program spiegato dal PGA Tour

Il Player Impact Program spiegato dal PGA Tour.

Dopo mesi di silenzio, il PGA Tour ha (finalmente) deciso di illustrare il controverso programma.

In un intervista rilasciata a GolfDigest, Andy Pazder, Direttore dei Tornei e delle Competizioni del PGA Tour, uno dei responasbili del progetto, ha esposto i dettagli del Player Impact Program.

L’unico dettaglio che non è stato svelato é, come il PGA Tour aveva deciso sin dall’inizio, chi riceverà il “primo premio” di 8 milioni di $.

Ma procediamo con ordine.

Che cosa é il PIP?

“E’ un programma destinato a remunerare i giocatori che producono l’impatto più positivo possibile sul nostro business”.

In soldoni, é un fondo da 40 milioni di $ destinato ai primi 10 giocatori della classifica interna del PIP, basata su cinque criteri che “misurano” quanta attenzione i giocatori riescono a richiamare sul gioco (e sul Tour, NDR).

La classifica riparte da zero all’inizio di ogni stagione, e la prima é stata redatta nel 2021.

Perché in questo momento?

“Gli organi di governo del Tour hanno portato avanti la discussione sulla creazione del programma per anni”.

Resta il fatto che la coincidenza temporale tra il lancio del PIP e l’apparizione all’orizzonte delle Leagues rivali non può passare inosservata.

La Premier Golf League, che punterà alla formula del team di giocatori (probabilmente cercando un accomodamento con il PGA Tour), vedrà molto probabilmente la luce nel 2023.

Ma la Super Golf League, sostenuta dalla LIV Golf Investments dei Sauditi e guidata da Greg Norman sta già scaldando i motori.

Considerando che una parte consistente dei 200 milioni di $ in dotazione alla League sarà destinata agli appearance fees (che sono vietati sul PGA Tour), il PIP appare come una risposta indiretta da parte del PGA Tour per “compensarne” la mancanza.

Come si forma il ranking?

“Il ranking ha una natura oggettiva, dato che il Tour ha creato un sistema che classifica le preferenze, é tracciabile nel tempo ed é di facile comprensione”.

Il sistema si basa su cinque indici, che hanno pari peso nella determinazione del ranking.

  • Ricerche su Google: numero delle ricerche relative al nome del giocatore (non generiche, ma mirate su di lui);
  • Menzioni Meltwater: la società che si occupa di monitoraggio dei media in generale, rileverà le citazioni sui social media;
  • Indice MVP: un altro rilevamento dei contatti sui social media;
  • Punteggio Nielsen: rilevazione dei passaggi televisivi;
  • Q-Score: é un indice (che esiste da tempo) che misura la familiarità dei consumatori con un personaggio (o una matac di prodotti).

Nessun indice ha a che fare direttamente con la performance sportiva dei giocatori.

Certo é, tuttavia, che chi gioca meglio avrà più possibilità di movimentare gli indici.

Chi può partecipare?

“Qualsiasi membro del PGA Tour che abbia partecipato ad almeno cinque eventi durante la stagione attuale, o ad altrettanrti eventi  in almeno una delle cinque stagioni precedenti”.

In teoria, anche un giocatore che si é dovuto fermare per qualsivoglia motivo, ha a disposizione un periodo di cinque anni per partecipare comunque al PIP.

Aspetta…mi viene in mente qualcuno…o meglio, uno.

Un certo Tiger Woods.

Come viene diviso il fondo di 40 milioni di $?

“8 milioni al primo, 6 milioni al secondo, 3,5 milioni dal terzo al sesto, 3 milioni dal settimo al decimo”.

Nel 2022 il fondo arriverà a 50 milioni, con una prima moneta da 10.

Quando sapremo chi ha vinto?

“Il Tour ha in programma di  rendere nota la lista dei 10 vincitori ai suoi membri verso la seconda metà di Febbraio, e sebbene l’intenzione sia di non renderla pubblica, c’é qualche dubbio sul fatto che trovi la strada per arrivare ai media”.

Tradotto, verrà sicuramente fornita alla stampa tramite canali non ufficiali.

Sembra che il Tour aiuti i suoi membri più ricchi a diventarlo ancora di più. E gli altri?

“Il PIP fa parte dei crescenti sforzi che il Tour sta facendo per sviluppare le opportunità di business off-course per i suoi membri (e per se stessa, NDR)”.

“Non vogliamo sostituirci ai procuratori dei giocatori. Noi vediamo il PIP come complementare e/o supplementare all’attività dei rappresentanti dei giocatori”.

“Se una società si rivolge a noi perchè é interessata a sponsorizzare dei professionisti, noi siamo in grado di realizzare un programma su misura, fornendo il servizio gratuitamente ai nostri membri, che prima dovevano rivolgersi ad agenzie esterne”.

Tirando le somme, qui si parla più di dollari che di swing, che di  certo servono tanto al Tour quanto ai giocatori.

Però sono d’accordo con Fred Couples che. come ha ricordato la mia amica Isabella Calogero, ha detto che il golf deve premiare chi fa più birdie e non più tweet.


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