Lo Stadium Course, la casa del The Players.
Fino ad ora sono le condizioni meteorologiche a farla da padrone a Sawgrass.
I ritardi legati ad un meteo veramente pessimo stanno togliendo la scena al percorso che, tradizionalmente, miete la sue vittime tra i professionisti (chiedere conferma ad Adam Scott, punito dalla buca 18 alla fine del suo primo giro).
Eppure, nonostante la fama che lo precede, lo Stadium Course non é il campo più difficile del PGA Tour.
Anzi, a dire la verità, negli ultimi dieci anni, solo una volta é entrato nella classifica dei primi 15 campi per difficoltà.
Tuttavia, la verità sta nel mezzo.
Se, da un lato, é vero che le statistiche non lo qualificano come un percorso killer, dall’altro troviamo l’enorme pressione psicologica che esercita sui giocatori.
Professionisti compresi, come testimonia, ad esempio, l’ultima dichiarazione rilasciata da Harold Varner dopo un triplo bogey all’iconica buca 17:
“Me la sono fatta sotto”.
Bene.
A questo punto sorge spontanea la fatidica domanda:
“Ma io quanti ne tirerei su di un percorso del genere?”
Per rispondere a questa domanda ci viene in aiuto la tecnologia di Arccos Golf.
Lo Stadium Course é interamente mappato con sensori che restano attivi anche durante i giri giocati dai giocatori amateurs.
Trattandosi di un campo pubblico, é liberamente accessibile.
Ogni anno vengono disputati in media 50.000 giri, con un costo medio del green fee di 600 € (fatevi due conti…).
I dati Arccos rivelano che, per i giocatori nella fascia di handicap tra 5 e 15, lo score medio é di 89 colpi.
Il risultato é confermato dalla testimonianza di Brandon Barfield, uno dei caddie anziani ed assistente del caddie master:
“La maggior parte delle persone che vengono qui, con un handicap compreso tra 5 e 10, realizzano scores da giocatori tra il 10 ed il 20 di handicap”
“E’ un campo con un differenziale medio tra i 5 ed i 10 colpi rispetto ad un campo normale”
“Una volta ho portato la sacca ad un cliente che ha chiuso il giro in 202 colpi”
“Disse che aveva visto il The Players alla televisione e che voleva vedere di persona quanto fosse impegnativo il percorso”
“Ha capito esattamente quanto questo campo possa attaccarti e ferirti per tutto il giorno”
“Alla fine della giornata le mie gambe erano a pezzi, ma le sue braccia erano sicuramente conciate peggio”.
Barfield ha anche detto che su un migliaio di giri a cui ha assistito, una sola volta ha visto il giocatore chiudere in par.
Tornando ai dati Arccos, le buche più ostiche risultano essere la 5, la 7, la 14 e la 18, che evidenziano una media di 1,2 colpi sopra il par.
E la mitica 17?
Per gli amateurs giocare la buca con il green a isola piu famosa del mondo rappresenta più che altro un’esperienza da raccontare.
Il nostro amico caddie racconta che tutti cominciano a pensarci ben prima di arrivare sul tee box.
“Quando stanno giocando il terzo colpo alla 16 e cominciano a vedere la 17, si innervosiscono”
“I loro swings cambiano tantissimo sul battitore”
“E’ come se volessero avere tutto sotto controllo, lo swing, le emozioni…”
Come li capisco.
D’altronde, se si preoccupa un pro, possiamo non preoccuparci noi?