Pedro Sottomayor – Avevo voglia di esplodere

Pedro Sottomayor è un caro amico: uno dei ‘veterani’ del circuito EDGA, è venuto a giocare varie volte in Italia, altre volte sono andata io a giocare in Portogallo, altre volte ci siamo incontrati in altri paesi. Sempre sorridente, sempre accompagnato dalla moglie Margarida, anche lei persona solare e cordiale. Sono proprio una bella coppia, con la quale ho passato bei momenti sia in campo che nel dopo-gara, parlando un po’ in inglese, un po’ in portoghese ed un po’ in italiano. È questo che succede nelle gare EDGA, ed è il bello di queste gare. Vi racconto la sua storia.

A 28 anni Pedro Sottomayor ha avuto la sua vita stravolta. Un pomeriggio, in un ambulatorio medico, ha ricevuto una diagnosi che mai avrebbe voluto ricevere. Pedro era già sposato con Margarida, aveva due figli piccoli Ana e João, aveva iniziato una carriera promettente nel settore immobiliare e giocava a golf.

Iniziò con qualcosa che non andava alla gamba destra, era caduto in un paio di occasioni. Pedro ricorda una persona che lo guardò in modo derisorio scambiandolo per un ubriaco. Pedro si alzò e continuò per la sua strada, non pensandoci più.

Fu durante una gara ciclistica con suo cognato e alcuni amici che Pedro capì che la cosa poteva essere seria: “Ero con mio cognato in bicicletta, e tutti mi hanno superato così facilmente… inizialmente pensavo fosse colpa della bici. Dopo la gara andai al negozio sostenendo che la bici aveva dei problemi meccanici. Ma non era la bici a non funzionare bene. Ero io”.

Pedro decise di rivolgersi ad un medico.

La sclerosi multipla colpisce 2,3 milioni di persone in tutto il mondo. “Quando mi hanno dato la diagnosi, mi hanno detto – Hai una malattia che non ha cura e devi conviverci per il resto della tua vita. –  È stato uno shock”, dice Pedro. “Subito dopo ho sentito una grande vampata di calore, la mia pelle era così calda che potevo cuocerci un uovo. Mentre tornavo a casa, ho cercato di respirare lentamente per calmarmi, perché avevo voglia di esplodere”.

Poi la voglia di vivere ha vinto, e Pedro riprende a guardare al futuro: ” Ho pensato, se non posso fare nulla per cambiare la situazione, devo conviverci e cercare di vivere al meglio”.

“Ciò che volevo erano altri dieci anni di vita di qualità, per essere in grado di educare i miei figli e mettere in ordine la mia vita.” Poi sorride, “Ora che sono passati, chiedo altri vent’anni, e poi chiederò ancora altri anni”.

Pedro ha costruito la sua vita dopo la diagnosi: ha costruito una bella casa con la sua famiglia, che è adattata alla sua condizione, una vita professionale appagante, ha buoni amici, una vita sociale attiva e, naturalmente, lo sport. Inizialmente era il para-dressage, che Pedro considera come una forma di terapia. “Va molto bene per la parte superiore del corpo perché il movimento che fai quando cavalchi, è come il movimento del camminare, fa bene ai muscoli”. Ma c’era ben di più che i benefici fisici, come scoprì presto. Quando Pedro era a cavallo, si sentiva “normale” e nessuno si rendeva conto che era disabile: “Ho degli amici che possiedono cavalli. Ricordo di aver incontrato uno di questi, lo conoscevo da molto tempo. Iniziammo a parlare in groppa ai nostri cavalli e alla fine, quando lui ha visto la mia sedia a rotelle è rimasto sbalordito, non poteva credere che fosse la mia. È stata una bella sensazione”.

Fonte: EDGA

A Pedro piace sfidare le persone, sfidare le convenzioni e, soprattutto, sfidare se stesso. Le due ore di riabilitazione fisica che fa ogni giorno sono faticose, ma assicurano che il suo fisico sia sempre in forma. Ama la vita all’aria aperta, il nuoto, lo sci, il para-dressage e il golf. Pedro ha iniziato a giocare al golf club di Oporto nel nord del Portogallo. Il golf era divertente, ma lo interruppe dopo la diagnosi. Il golf non era più un’opzione fino a quando non trovò su internet una sedia attrezzata chiamata paragolfer. Gli occhi e la mente di Pedro si illuminarono mentre pensava alla possibilità che tale attrezzatura potesse offrirgli. Avrebbe potuto giocare di nuovo a golf?

Così riuscì a comprare un paragolfer e iniziò ad imparare di nuovo a giocare: “Ho avuto sensazioni nuove, sono ripartito da zero. Il professionista del mio circolo, Sergio Couto, mi ha aiutato molto. All’inizio è stato un processo di apprendimento anche per lui”.

Pedro ora viaggia per l’Europa, giocando nell’EDGA Tour.

“La vita è bella”, dice Pedro, “Alla fine, tutti hanno problemi. Il mio è questo. Devi accettare la malattia. E se lo fai, a volte dimentichi che ce l’hai”.

Viaggiare con il paragolfer non è così difficile come pensava all’inizio: “Beh, la prima volta che parti, è normale avere un po’ paura di quello che potrebbe succedere, con gli aerei e tutto il resto. Ho trovato tutto molto facile perché in Europa tutto è adattato per le persone disabili. Quando arrivi all’aeroporto, gli addetti vengono e ti aiutano. E così, alla fine, è bello perché senti l’indipendenza, senti di potercela fare”.

Pedro Sottomayor fa anche parte del Team Europe nella Cairns Cup, la ryder dei golfisti con disabilità.

Spero davvero di poterlo rivedere assieme alla moglie Margarida al prossimo Italian Open for Disabled che si terrà il 25 e 26 maggio al Royal Park I Roveri.


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