La Saudi Super League, soldi o scelta di vita? Parliamone

La Saudi Super League, soldi o scelta di vita? Parliamone

Lo dico subito.

Il titolo di questo articolo é palesemente provocatorio.

Nella giornata di martedì, la LIV Golf Investments, guidata da Greg Norman, ha reso noto l’elenco dei giocatori iscritti all’evento inaugurale della Saudi Super League.

Trovate qui l’elenco completo (a oggi) di coloro che scenderanno in campo dal 9 all’11 Giugno al Centurion Club di St.Albans.

Ma io non desidero parlare della gara.

Non voglio nemmeno discutere sul polverone che si é alzato immediatamente dopo la comunicazione dei nominativi degli iscritti.

Posso garantirvi che, personalmente, non ho mai visto così tanta attenzione concentrata in così poco tempo su di un argomento di cronaca del golf professionistico mondiale.

Io vorrei semplicemente proporre degli spunti di riflessione.

I giocatori di golf sono liberi professionisti.

E questa affermazione non é mia, ma di Rory McIlroy, che é presidente del Players Advisory Council del PGA Tour.

Rory fece questa affermazione alla fine dell’anno scorso.

Successivamente ha ripetutamente espresso la sua intenzione di rimanere “fedele” al PGA Tour, come hanno fatto altri Top Players (Jon Rahm in testa).

Nel golf moderno, i professionisti, sia sul PGA Tour che sul DP World Tour (già European Tour), oltre che per la gloria della vittoria, hanno giocato per il montepremi del torneo (che, casualmente, entrambi i circuiti stanno incrementando).

L’avvento della Saudi Super League é stato caratterizzato sin dall’inizio dagli annunci di sostanziosi montepremi (il budget complessivo per questa stagione é di oltre 250 milioni di $).

Fatto che, unitamente alle offerte di “entry ticket” fatte dai Sauditi ai giocatori per farli partecipare alla loro League, ha scatenato le feroci critiche da parte del PGA Tour in primis e, a seguire (ma, mi pemetto di dire, in tono minore), del DP World Tour.

Ora, io mi faccio una semplice domanda: se un professionista gioca per il montepremi, dato che é il suo lavoro, perché deve essere criticato se decide di giocare in un torneo dove la moneta é sensibilmente più alta?

L’argomento della “scarsa riconoscenza” dimostrata dai transfughi verso i Tour di “origine” la posso condividere in termini di sentimento.

Ma vorrei ricordare che, forse, sono proprio i Tour a dover dimostrare riconoscenza verso i giocatori, che hanno tenuto e tengono alta l’attenzione sulle stagioni.

Il PGA Tour deve moltissimo ad Arnold Palmer, e lo European Tour senza Seve Ballesteros non sarebbe quello che é.

C’é anche un altro argomento.

Le ripetute minacce di ban rivolte ai giocatori “ribelli”da Jay Monahan (ribadita poche ore fa) non hanno un solida base legale.

Il PGA Tour nei primi anni ’90 dovette affrontare un’indagine federale (nata d’ufficio) per abuso di posizione dominante proprio per due norme del suo Statuto in contrasto con le norme antitrust (e sappiamo tutti che le autorità federali su queste cose non scherzano).

I tifosi sono divisi.

E non é bello.

L’ho già detto e lo ripeto.

Quando torniamo a parlare di golf (e basta)?


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