Stephen Crocker – Gioco a golf ovunque posso

Ho giocato con Stephen Crocker nel secondo round dell’ultima edizione dell’Italian Open for Disabled, al Royal Park I Roveri. Neo-pensionato, trascorrerà l’estate girando l’Europa portandosi dietro il suo golf-quad elettrico per giocare i tornei dell’EDGA Tour.

Questa è la sua storia.

Steve Crocker è originario della Cornovaglia, ex ingegnere sulle navi della Marina Mercantile del Regno Unito. Ha sempre amato lo sport, fin da bambino, gli sport nautici, ma anche il calcio ed il rugby. Ma soprattutto il pugilato. “L’ho adorato, l’ho adorato assolutamente ” – ricorda Stephen.

Quindi, come è arrivato il golf per la prima volta?

“Mio figlio maggiore aveva circa quattro anni all’epoca, e andavamo in un pitch-and-putt lungo il lungomare di Brighton, e lui amava colpire le palline da golf. Così gli abbiamo preso un vecchio ferro 3 e l’abbiamo tagliato. E poi ho iniziato a portarlo in un campo pratica, dove abbiamo condiviso alcune lezioni con un professionista, ma poi è finita lì. Avevo l’idea che fosse uno sport per ricchi, o per gente alla James Bond. Io provengo dalla classe operaia e non l’ho mai considerato”.

Tuttavia, all’età di 39 anni, misteriosamente inizia ad avere problemi nel camminare: non riusciva più a sollevare i piedi da terra, inciampava sempre più frequentemente.

Racconta: “Continuavo a inciampare nei marciapiedi, nell’attraversare le strade, e stavo arrivando al punto in cui dovevo mettere le mani in tasca per sollevare le gambe.”

Poi un giorno accompagnò il figlio da un fisioterapista che, finita la terapia al bambino, gli domandò a bruciapelo ‘Mr. Stephen Crocker, che problemi hanno le sue gambe?’ ‘Non lo so – rispose Stephen – Ma ultimamente ho difficoltà nel camminare’. Lo visitò e riscontrò un serio problema nel rachide cervicale, occorreva una risonanza magnetica al più presto.

Steve racconta di essere rimasto “completamente scioccato” dalla diagnosi dopo una vita di sport ed esercizio fisico. Si sottopose ad un intervento chirurgico (laminectomia), un’operazione di 14 ore seguita da nove mesi di recupero, con fisioterapia tre o quattro volte al giorno.

Fonte: EDGA

“Speravamo che le cose sarebbero tornate alla normalità, ma non fu così. Poi dopo circa sette anni, iniziai di nuovo a peggiorare, ad inciampare. Fu necessaria una seconda laminectomia. Di nuovo, sì, migliorai, ma non del tutto, ma poi dopo qualche anno ritornai ad inciampare, e fu peggio di prima”.

Una terza operazione sarebbe stata troppo rischiosa.

“Quindi sì, è una di quelle cose croniche e progressive. Lo so, finirò su una sedia a rotelle”.

Ricorda: “Per sei o sette anni mi sono lasciato andare”.

Ma poi un giorno del 2015 con la sua compagna di allora andò ad assistere ad una gara del Ladies European Tour al Buckinghamshire Golf Club.

Parcheggiando l’auto, una persona dell’organizzazione li notò subito, fornendo a Steve un mezzo per spostarsi e trovando loro un posto privilegiato sul primo tee.

“Fu lì che incontrai Graeme Robertson: venne da me e mi disse: ‘Oh, ciao, sono Graeme. Giochi a golf?’ Risposi: ‘Stai scherzando, sono disabile’. E lui: “No, no, no, lascia che ti parli un po’ io”.

Graeme Robertson, che ha la sclerosi multipla, è un esponente di spicco della Disabled Golf Association (DGA), un ente di beneficenza registrato in tutta l’Inghilterra con l’obiettivo di promuovere il golf.

Fonte: EDGA

“Riusciva a malapena a muoversi, ed insisteva. Poi ho pensato: ‘Wow. Se quel tipo può farlo, posso farlo anche io.” Mi ha messo a mio agio e ho iniziato a colpire palline. Mi sono divertito così tanto… L’ho adorato, mi è piaciuto moltissimo. Anche solo per il fatto di essere fuori a fare qualcosa, incontrare altre persone con disabilità, e sì, ero assolutamente affascinato da quella prima volta”.

“All’inizio non avevo aspettative. L’importante era avere un impegno, una passione che mi facesse uscire di casa, colpire delle palline con un bastone e passare il tempo. Ma naturalmente quando inizi a colpire meglio la palla, poi pensi subito a migliorare”.

Il punteggio, mettersi alla prova, è spesso una grande cosa per i golfisti, ma Steve non ha dubbi sugli altri benefici per il suo benessere; essere là fuori con altre persone, godersi l’aria fresca.

“Bisogna assolutamente superare la depressione, perché è un killer assoluto … e può essere il più grande ostacolo per i disabili.”

“Ma come ho detto, sono ancora determinato a cercare di rimanere in piedi il più a lungo possibile. Penso che per quanto riguarda il golf, non vedo la mia vita lontana da esso ora … Ho sempre voluto restituire qualcosa, per questo mi occupo anche di promuovere il golf, proprio come Graeme ha fatto con me. In due anni il golf mi ha trasformato da quello che ero a quello che sono ora”.

Stephen Crocker aggiunge: “A partire dalla mia prima competizione nel 2016, ora colgo ogni singola opportunità che mi si presenta. Quindi gioco nella competizione maschile il sabato, nei senior il lunedì. Gioco a golf per disabili ovunque posso. Più lo faccio, più a lungo starò fuori dalla sedia a rotelle”.

E allora buon divertimento Steve, e arrivederci in giro per l’Europa!


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