Nel 2018 partecipai allo Swedish Open, durante la gara il mio compagno di flight Lars Lindeberg mi indicò un giocatore nella buca a fianco dicendomi: ‘Lui si chiama Marcus Malo ed è fortissimo!’.
È stata in quell’occasione che ho conosciuto Marcus: tranquillo e sempre gentile, ci siamo sentiti anche recentemente in occasione della sua partecipazione al G4D @Skafto Open.
Il suo primo incontro con il golf ha qualcosa di magico: Marcus aveva 12 anni quando trova un vecchio ferro da golf ed alcune palline abbandonati in un prato dove giocava, quasi fossero caduti dal cielo. Provò subito a colpire le palline, innamorandosi all’istante di questo gioco. Poco tempo dopo nella sua città aprì un campo da golf, e Marcus chiese ai genitori di poter andare, i quali acconsentirono. In quel circolo affinò la sua tecnica.
Nell’anno in cui Nick Faldo vinse il suo terzo e ultimo Open Championship, e Tiger Woods salì sul PGA Tour per giocare il suo primo evento cambiando così il corso del golf professionistico, il sedicenne Marcus Malo stava affrontando una battaglia che avrebbe cambiato la sua vita.
Tutto iniziò con una spalla dolorante, che rendeva difficile la sua pratica golfistica e che non riusciva in alcun modo a curare. Inizialmente il medico sottovalutò il problema, ritenendo non giustificato il ricorso alla radiografia. Poi venne la diagnosi: il dolore era causato da un tumore. “La diagnosi è arrivata come un sollievo”, dice Marcus, che aveva combattuto con dolori lancinanti per settimane. Ora sapeva a cosa stava andando incontro, ma l’entità delle metastasi in un periodo così breve era sorprendente. “Il cancro si era diffuso su tutta la schiena, era in entrambi i polmoni e nel bacino”, spiega Marcus. Il trattamento è iniziato quasi immediatamente dopo la diagnosi: “È stata una chemioterapia molto dura, ho perso 20 chili in sole tre o quattro settimane, non era rimasto molto di me e tutto ciò che potevo fare era concentrarmi sulla sopravvivenza”.
A Marcus venne amputato il braccio destro: avrebbe vissuto per sempre una vita diversa, ma è sopravvissuto.
I medici avevano dato a Marcus una probabilità di sopravvivenza del 50%, racconta: “Pensavo che fossero probabilità abbastanza buone… Ero sempre stato positivo nella mia vita, ma non ero mai stato in una situazione del genere prima”. Ci vollero anni di cure prima che Marcus potesse ritornare sui campi da golf.
La vera spinta arrivò dopo aver letto sul giornale di un golfista con un braccio solo. Marcus pensò: “Se lui può giocare allora posso farlo anche io”.
Il primo passo fu quello di scegliere l’attrezzatura: da destro o da mancino? Impugnando il bastone con una sola mano è possibile giocare dritto, quindi colpire la palla con il palmo della mano rivolto verso il bersaglio, o rovescio con il dorso della mano rivolto verso il bersaglio al momento dell’impatto. Marcus ha scelto di giocare di rovescio, rinunciando ad un po’ di distanza, ma guadagnando in direzione e controllo.
Andò al suo golf club e chiese di poter aumentare il suo handicap a 36. Si concentrò sulla pratica e sulla messa a punto del suo ‘nuovo’ swing. Il miglioramento è stato rapido, e nel giro di un paio di mesi Marcus stava giocando a 18, con rinnovata fiducia di poter migliorare ulteriormente.
Nel 1997, appena cinque anni dopo la diagnosi di cancro, Marcus si ritrovò a giocare nel British Amputee Open, arrivando secondo. Dall’anno successivo, Marcus riportò cinque vittorie consecutive in quella competizione.
Ora Marcus è padre di quattro figlie, è chimico e fa il ricercatore all’Università di Göteborg, ha collezionato vittorie in tornei di golf in tutto il mondo, è ancora membro della squadra svedese di golf disabili.
“Nel golf imparo cose nuove ogni settimana… gioco da trent’anni, ma sto ancora imparando. Il mio obiettivo è quello di girare sotto il par del campo, dopo di che potrò attaccare la mia sacca al chiodo…oppure no…” conclude Marcus con una risata.