Si sa: i migliori di noi non fanno mai ciò che vogliono, ma fanno sempre ciò che possono. Poi, nell’empireo dell’umanità, al di sopra dei migliori, ci sono i supereroi: sono quelli che non solo fanno ciò che possono, ma anche ciò che non ti aspetti che possano fare.
Ora, all’alba dell’ultimo, super appuntamento a Dubai della stagione 2022 del Dp World Tour, Rory McIlory è entrato di diritto nella lista di questi semidei, perché nel corso di quest’ultima stagione, ma soprattutto negli ultimi sei-sette mesi, ha fatto qualcosa che nessuno di aspettava più che gli potesse riuscire, soprattutto visto il livello stellare a cui era già giunto da tempo il suo golf.
Rory, se possibile, ha migliorato (e di tanto) il suo gioco.
Lo ha raccontato lui stesso, nel corso della sua ultima conferenza stampa a Dubai: dopo ventitré anni di carriera professionistica al top, numeri alla mano, si è reso conto di essere progredito. E si è stupito, ma al contempo si è inorgoglito: dopo tutto, ciò che ha raggiunto non è per niente facile.
Intanto, qualche statistica: solo negli ultimi sei tornei giocati in giro per il mondo, il numero 1 del World Ranking non è mai uscito dai primi 8, con una media score di 67,2 colpi a giro, per un totale di 84 sotto al par (!). Come se non bastassero questi numeri, a Dubai Rory si presenta come il miglior performer di tutti i tempi sul percorso del Jumeirah con un punteggio medio di 68.52 ottenuto su quel par 72 infinito di oltre 7.700 yards. E ancora: da quelle parti ha già vinto per ben due volte e ovviamente proverà a fare il triplete, andando a conquistare torneo e classifica europea, dopo aver già sbancato a fine settembre quella statunitense.
Dove è migliorato, dunque? Rory sostiene che le sue statistiche attuali sono molto simili a quelle del 2019, anno nel quale, fino allo scoppio della pandemia, era stato inavvicinabile per chiunque, ma allo stesso tempo spiega che rispetto a quel suo apice di forma, è riuscito a progredire nelle sue performance sui green e intorno ai green, essendo sbarcato per la prima volta in carriera nei top 20 degli Strokes Gained Putting del Pga Tour. Tantissima roba.
Ma c’è di più e lo abbiamo più volte sottolineato nel corso delle telecronache su Discovery Plus:
McIlroy è finalmente riuscito a fare la differenza tra le 150 e le 125 yards, la zona chiave se si vuole performare alla grande: se nel 2020/2021 fa era 65° per proximity in quella zona del campo, nella stagione americana del 2021/2022 ha chiuso addirittura al 5° posto. E, si sa, quando la palla la si continua a piantare vicino all’asta, anche imbucare diventa più semplice.