Finché c’è golf c’è speranza.
Stavo mettendo gli occhi sulla telecronaca del PgaTour di questa settimana.
Gli orari sono difficili, almeno 5 ore da mezzanotte in poi.
Fra le diverse operazioni di routine per la preparazione del torneo, è essenziale leggere le interviste rilasciate dei giocatori in ufficio stampa.
Fra queste mi soffermo su quella di Adam Scott che parlava di un certo Michael con il quale aveva giocato 9 buche del giro di prova di martedì.
Si riferiva a Michael Castillo, proveniente da una ricca tradizione di golf alle Hawaii, ora professionista titolare di Kapalua ed ex presidente della sezione Aloha. Credo che la sua speranza di giocare al Sony Open fosse svanita da tempo.
Ma i suoi assistenti a Kapalua lo hanno convinto a giocare quest’anno, soprattutto perché l’Aloha Section PGA Championship si è svolto a Poipu Bay, dove ha lavorato 12 anni come maestro titolare.
Che importa se ha affrontato la radioterapia a novembre per il cancro che gli è tornato al fegato. O che ha 60 anni e gareggia principalmente nelle divisioni senior. Può ancora imbucare alla grande e infatti Castillo ha messo a segno il birdie all’ultima per vincere di uno.
Ora è al Sony Open, come giocatore più anziano in un field che include il 20enne Tom Kim e il tre volte campione major Jordan Spieth, che dopo aver terminato a Kapalua ha ringraziato Castillo per la scorsa settimana e gli ha augurato il meglio questa settimana a Waialae .
“È davvero fantastico”, ha detto Castillo. “Ed è la prima volta che la nostra famiglia sarà tutta insieme in 10 anni. Quindi è emozionante riunirsi come una famiglia.
Suo padre è stato il maestro titolare di lunga data Ron Castillo, che ha giocato 10 volte al Sony Open. I suoi cinque figli sono diventati tutti professionisti di golf. Sua figlia, Lori, ha vinto gli US Junior Girls nel 1979 e gli US Women’s Amateur Public Links nel 1980 ed è nella Hawaii Golf Hall of Fame insieme a suo padre.
Per Adam Scott, che ci teneva molto a festeggiare l’obiettivo raggiunto da Castillo, è stata molta l’ammirazione per il personaggio di Honolulu.
“Sarei sorpreso se mi qualificassi per lo stesso torneo a 60 anni. Ma il golf è un’altra cosa. Ho capito che non credo che smetterò mai di giocare anche se non al massimo della condizione. Credo sia un atto dovuto. Mi piace troppo. E’ l’unica cosa in cui sono bravo e anche la più divertente che potrò continuare a fare.