Il golf diventa fluido coi tee genderless

Se ancora non ve ne siete accorti, bastava seguire Sanremo e tutta la scia di polemiche che ne è scaturita, per comprendere che oggi in Italia, come d’altronde nel resto del mondo, il tema genderless e gender fluid sono assai dibattuti.

Per dire: da noi persino il filosofo Umberto Galimberti se n’è recentemente occupato, arrivando a sostenere che la “fluidità è una struttura antropologica presente in ognuno di noi”.

Per contro, un altro mostro sacro della cultura filosofica moderna, Harvey Clafin Mansfield, ha pubblicato negli Stati Uniti un poderoso saggio nel quale, sin dal titolo (Virilità NdR), ha voluto sfidare il modello di società “sessualmente neutra” che si sta imponendo negli ultimi anni, ribadendo in ogni riga che “la virilità maschile, pur nella sua irrazionalità, merita comunque di essere difesa dalla ragione”.

Nel mentre, tra una discussione più o meno approfondita e l’altra, la moda, l’estetica, il mondo del make up e persino lo show biz si sono già da tempo liberati dagli stereotipi di genere.

Diverso è invece il discorso all’interno del perimetro dello sport, dove ovviamente oggi si fa molta fatica anche solo ad immaginarsi allineati a un mondo che ci vorrebbe privi di etichette sessuali.

Eppure qualcosa di sta muovendo anche lì e la scossa arriva –incredibile dictu- dallo sport storicamente più tradizionalista: il golf.

Se ancora non lo sapete, infatti, parecchi club del Regno Unito stanno introducendo un nuovo sistema per assegnare i tee di gioco ai golfisti: per dire, in campi come Hartford, Sheringham o Trentham Park, si è stabilito di settare il percorso in base all’abilità del golfista, piuttosto che sul sesso del giocatore.

Hartford Golf Club

Da novembre ognuno di questi percorsi al passo coi tempi ha infatti cinque diversi tee genderless per ogni buca: i tee sono basati non solo su quella che si presuppone poter essere la bravura o meno del golfista, ma anche e soprattutto sulla possibilità di far divertire al massimo il giocatore che si incammina lungo il tracciato.

Tee Genderless

Dunque non solo le signore hanno la possibilità di provare l’ebrezza del campo più lungo giocando da “dietro”, ma anche i maschi che non temono di perdere la loro virilità possono sperimentare i tee più avanzati: per i circoli, lo scopo principale è e resta innanzi tutto fare in modo che i golfisti si godano al massimo l’esperienza del gioco. E certamente non li si può biasimare per questo. Anzi, in Italia, presi come siamo dal furor sacro delle gare del weekend, spesso e volentieri ci dimentichiamo proprio quest’aspetto: che siamo tutti al golf per divertirci, non per mortificarci.

 

 


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