Il golfista scratch

Che cosa significa essere golfista scratch? Oggi ci concentriamo su quella melvilliana Balena Bianca, ovvero quel numero magico, quello zero elusivo per la stragrande maggioranza di noi dilettanti ma che può servire come una sorta di faro orientativo.

Una precisazione: per comodità linguistica l’handicap è un numero positivo (“sono 18 di handicap”), mentre ai fini del calcolo si tratta di un numero negativo, ovvero quel numero che va sottratto al totale dei colpi per arrivare al risultato netto. Di conseguenza, un handicap che comunemente definiamo negativo è in realtà positivo, perché in quel caso il numero è da aggiungere ai colpi effettivamente tirati. E quindi, in pratica: per noi comuni mortali l’handicap è un numero non preceduto da segni, per l’élite golfistica tra i dilettanti è un numero preceduto dal segno +.

Senza spingere il discorso ai limiti (possiamo considerare il +6 come handicap minimo umanamente raggiungibile, e ancora oltre per coloro che umani non sono: +9,3 era l’handicap teorico di Tiger nel 2008, +7 è quello che oggi si assegnerebbe Scottie Scheffler), qui interessa esplorare due fatti:
1. Che cosa significa, nella pratica, essere golfista scratch?
2. Il concetto di golfista scratch ha oggi lo stesso significato rispetto al passato?

zero

Che cosa significa essere golfista scratch

Un golfista scratch è colui o colei che, in teoria, gira in par in qualunque campo. Ma sappiamo bene che la realtà è differente, sia per il course rating sia per la variabilità dei risultati – che in un golfista più che abile non è notevole, ma comunque esistente.

Va notato che, per quanto ai nostri occhi un golfista scratch possieda un’abilità fuori dal comune, la differenza tra il suo gioco e quello di un professionista è elevata: per pensare di diventare un giocatore di tour occorre arrivare almeno a +3. E la differenza tra 0 e +3 è un abisso! Vediamo qualche numero medio, per avere un’idea della differenza tra un ottimo dilettante e un giocatore da tour:
– lunghezza dal tee: 235 metri contro i 270 di un pro;
– fairway presi: circa il 50% contro il 70 (anche se va detto che questa statistica non ha un gran peso nel numero totale di colpi);
– un golfista scratch prende all’incirca il 55% dei green, mentre la media del PGA è superiore al 70% (questo dato è invece fondamentale);
– gli up&down sono meno del 50%, la media tour è del 60% circa.

Il concetto di golfista scratch ieri e oggi

Il concetto di “scratch golfer” è variato col tempo: senza tornare alla notte dei tempi, dirò che il livello scratch, o handicap zero, è stato misurato come il gioco espresso dalla metà migliore dei partecipanti allo US Amateur tra il 1977 e il 1981. Oggi, usando gli stessi criteri si ottiene un livello di +3: ovvero, noi possiamo parlare del golfista scratch di oggi, ma non dobbiamo dimenticare che il progresso tecnologico nei materiali e nei sistemi di allenamento, la preparazione atletica e probabilmente altri fattori ci suggeriscono che paragoni con altre epoche sarebbero pericolosi o quantomeno fuorvianti. E in effetti i conti tornano: il golfista scratch della fine degli anni Settanta e il +3 di oggi hanno i requisiti minimi per aspirare ragionevolmente ad una carriera da giocatore, mentre potremmo considerare lo scratch di oggi una sorta di “dilettante professionista”.


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