Ognuno di noi è quello che fa quando gli succedono cose inaspettate, così dicono i saggi.
Per dire: a Scottie Scheffler è successo di iniziare a non imbucare più: senza andare troppo lontano nel tempo, nella scorsa stagione negli Strokes Gained Putting, nella classifica cioè che valuta il rendimento sui green, Scottie era addirittura 162simo. Malino, direi, per uno che era ed è il numero 1 del mondo. Eppure, il texano non ha mai fatto una piega. O meglio, qualche smorfia intorno la buca l’ha fatta, ma niente di più: piuttosto, si è messo a lavorarci su, scegliendo Phil Kenyon, l’uomo che sussurra ai putter, come coach.
Da allora, di acqua sotto ai ponti ne è passata, ma soprattutto di putt in buca ne sono entrati tanti, così tanti che nelle ultime due settimane Scheffler si è portato a casa niente popò di meno che l’Arnold Palmer Invitational e il Players. Ma non solo: se andiamo a analizzare i suoi numeri, scopriamo che dal 1° gennaio Scottie ha giocato 27 round: bene, nonostante a inizio stagione il suo putt non fosse ancora caldo, li ha chiusi tutti sotto al par. Ora: nessun giocatore c’era riuscito per così tanti giri prima di lui.
E ancora: sia a Bay Hill che a Sawgrass, nei momenti decisivi dei due tornei vinti, Scheffler ha filtrato qualcosa come 17 putt su 17 da tre metri.E visto che ci siamo, aggiungiamo pure che fino a ora, nel 2024, Scottie ha disputato 7 tornei, vincendone due e non uscendo mai dai top 10 negli altri (escludendo l’American Express dove con meno 21 si è piazzato 17° NdR) .
Nel mentre, oltre a essere il re del World Ranking, l’americano è pure primo negli Strokes Gained Total, Tee to Green, Off the Tee e, per non farsi mancare nulla, pure negli Approach, mentre sul putt è salito dalla 162sima posizione di inizio anno all’89sima attuale.
Che dire? Niente se non fosse che mancano poco più di venti giorni al Masters di Augusta e, stando così le cose, mi pare evidente che abbiamo già un favorito d’obbligo (con buona pace di Rory McIlroy): Scottie Scheffler.
