Masters Tournament 1958, la nascita dell’Amen Corner
Nella prima settimana di Aprile di sessantasei anni fa si concluse la ventiduesima edizione del Masters Tournament.
Il primo torneo si giocò nel 1934, ma la seconda guerra mondiale impose uno stop di tre anni.
L’edizione del 1958 é stata ricca di avvenimenti che sarebbero entrati nella storia del Masters.
Prima del torneo si tenne una cerimonia, durante la quale vennero intitolati i due celebri ponti di pietra che attraversano il Rae’s Creek.
Il ponte che porta sul green della 12 venne intitolato a Ben Hogan, per celebrare la sua vittoria del 1953 con lo score record (per l’epoca) di -14, che avrebbe resistito fino al 1965.
Il ponte che, invece, unisce il green della 12 al tee della 13 divenne il Nelson Bridge, per onorare la prestazione del giocatore texano nel 1937.
Nelson vinse il suo primo Masters con due colpi di vantaggio su Ralph Guldahl grazie ad un sequenza da ko: birdie alla 12 ed eagle alla 13.
Ma il 1958 fu anche l’anno della prima vittoria ad Augusta di un giovanissimo professionista, il ventottenne Arnold Palmer.
Ma non fu una vittoria senza sofferenza, a causa di un ruling in merito ad una palla infossata dietro il green della 12 che, inizialmente, penalizzò Palmer (che decise, per sua fortuna, di giocare una seconda palla), e che venne corretto alcune buche dopo.
E’ tuttavia certo che il contributo più importante della ventiduesima edizione alla storia del Masters Tournament rimarrà per sempre il battesimo delle tre buche dove spesso si sono decise le sorti del torneo, proprio come nel 1958.
Herbert Warren Wind era un giornalista veterano di Sports Illustrated che si occupava di golf, in particolare della storia del Masters, e assistette in diretta alla accesa discussione tra Palmer e gli officials in merito al ruling della buca 12.
Warren decise di coniare un termine che rendesse bene l’idea del pathos di quella domenica, facendo percepire la difficoltà di quello stretch di tre buche, anche alla luce della loro storia, già ricca di episodi.
Oltre che capace giornalista, era anche un esperto di jazz, ed é proprio da quel mondo che prese ispirazione, scegliendo il brano “Shoutin’ in the Amen Corner”.
Warren, forse senza saperlo (e dico forse), aveva fatto la storia.
Era nato l’Amen Corner.