A volte noi golfisti disabili ci dimentichiamo dello Spirito Paralimpico.
Troppo presi dal turbinìo delle gare – tra quelle di circolo, quelle per l’Ordine di Merito Paralimpico, il circuito EDGA, e così via – rischiamo di perdere di vista chi siamo e dove vogliamo veramente andare.
Ma dove vogliamo andare?
Desiderio di tutti è che il golf possa essere incluso in una prossima Paralimpiade. A Parigi sappiamo già che il golf (o G4D come ormai viene denominato nel mondo anglosassone) non ci sarà.
Alle Paralimpiadi 2024 saranno presenti 23 discipline, dall’atletica al tiro con l’arco, in cui gli atleti concorreranno in differenti classi di disabilità. Per semplificare al massimo (l’argomento è lungo e complesso) si possono identificare con: paraplegici (sedia a rotelle), amputati, neurologici (atassia/atonia), nanismo, non vedenti e intellettivi. Chi volesse approfondire l’argomento può cliccare qui.
Il G4D Open 2024 ha compiuto un ulteriore passo in questa direzione, definendo le diverse classi sportive nel golf a seconda della disabilità. Ci sono quattro categorie: chi gioca con il paragolfer (Sitting), chi gioca in piedi (Standing), chi ha problemi alla vista (Visual) e chi ha problemi intellettivi (Intellectual). Nell’ambito di ogni categoria ci sono vari gradi di gravità/menomazione, dal grado 1 (più grave) al grado 3 (meno grave).
Per fare l’esempio pratico, io sono stata classificata Standing 1, e sotto potete vedere ciò che questa classe sportiva comprende (io sono la prima figurina, quella tutta gialla).
Luisa Ceola è stata inserita nella classe sportiva Standing 2 – che potete vedere sotto.
Infine Tommaso Perrino e Davide Palestro sono stati inseriti nella classe sportiva Standing 3.
Questa lunga premessa (e perdonatemi se sono stata noiosa) è importante per capire la modalità con cui sono state effettuate le premiazioni delle classi sportive al G4D Open 2024. La competizione si è svolta giocando tutti strokeplay lordo, c’è stata una classifica generale vinta da Kipp Popert per ciò che riguarda gli uomini, e Daphne van Houten per le donne. Inoltre sono stati premiati il vincitore e la vincitrice di ogni classe sportiva.
Grazie al lavoro dell’EDGA Director of Women’s Golf Aimi Bullock c’è stata anche una particolare attenzione al gender equality: medesimi trofei per le donne e per gli uomini.
Ecco spiegato come ho vinto il premio come Best Woman della mia classe sportiva (ST1).
Da giocatrice ho apprezzato molto questo sistema, studiato da The R&A in collaborazione con EDGA, che trovo molto più equo rispetto alla classica forma della classificazione solo in base all’handicap di gioco delle gare dell’EDGA Tour e dell’Open d’Italia Disabili (strokeplay lordo, strokeplay netto, stableford). Per dirlo in altre parole, a Woburn ho visto brillare la fiammella dello Spirito Paralimpico.
Mi porterò questa settimana trascorsa a Woburn sempre nel cuore: ho trascorso giornate davvero felici, indipendentemente dal premio ricevuto. Ho fatto un ‘vero’ giro di prova con i forti giocatori svedesi, ho imparato a mantenere la lucidità anche dopo aver chiuso una buca con 10 colpi, ho imparato da Martine Gilks a giocare in maniera pragmatica (‘boring golf’ come dice lei), ho imparato da Kris Aves a non arrendermi mai, ho imparato da Michelle Lau a mantenere la calma e il sorriso anche quando la pallina è andata a finire in mezzo al bosco. Vedendo gli altri giocatori ‘storti’ come me ho capito che posso ancora migliorare, e questo mi ha dato una grande carica.
Ma… e il Royal Stick?
Passiamo al venerdì, al momento immediatamente prima della premiazione. Il direttore del torneo fa disporre tutti i premiati al bordo del putting green in attesa di essere chiamati. Arriva anche il Duca di Bedford. Vedo che si appoggia ad un bastone. Ecco, penso, anche lui è uno di noi. Il Duca si avvicina verso il nostro gruppetto, ci saluta informalmente facendoci i complimenti, ci stringe le mani.
Poi ad un certo punto si rivolge a me. ‘Questo è un mio regalo per te’ mi dice porgendomi il bastone, ‘Con le tue mani vedrai che ti troverai meglio usando questa impugnatura’. Resto incredula e senza parole… ma veramente… davvero… grazie, sono così emozionata… ‘Sì, è tuo, vedrai che andrai molto meglio rispetto a quello che usi di solito’. E se ne va al tavolo delle premiazioni.
‘The Royal Stick’ mi dice qualcuno. Sì sì, the Royal Stick mi dicono gli altri attorno a me e mi abbracciano. Mi sembra di vivere un sogno, e come una sonnambula mi incammino, con il Royal Stick, a ritirare il premio.
Il trofeo resterà in bella mostra sullo scaffale della mia libreria, ma il Royal Stick – quello no – viaggerà sempre con me.