Solheim Karsten è stato uno dei personaggi più influenti della storia del golf; il suo ricordo è celebrato nel nome della Solheim Cup e le sue creazioni, presto o tardi, sono finite fra le mani di tutti i golfisti.
In origine i putter erano realizzati a mano interamente in legno; quando a metà del 19° secolo furono introdotte le palle in guttaperca, l’uso del metallo per forgiare la testa del bastone divenne più popolare, ma la forma del bastone era rimasta sostanzialmente la stessa: i putter erano delle “lame” con la faccia verticale e lo shaft attaccato sul tacco della testa del bastone. Nel 1903 Arthur F. Knight brevettò lo “Shenectady”, un putter con la testa ricavata da un blocco di alluminio e l’attacco centrale dello shaft, che perdonava maggiormente le palle colpite fuori dal centro, ma l’invenzione di Knight, insieme a tutti i putter di tipo “mallet”, fu bandita dalla Royal & Ancient fino al 1952, e quindi il design del bastone rimase lo stesso delle origini per ancora molto tempo. Fino a quando non arrivò Solheim Karsten.
Nel gennaio del 1966 Karsten era presente al Los Angeles Open, il torneo di apertura della stagione, dove tutti gli stand presentavano putter di tipo blade, nello stile del leggendario Wilson 8802 usato da Arnold Palmer. Appena rientrato a casa, Solheim si mise subito al lavoro su un’idea innovativa come risposta – “answer” – al modello di putter più in voga fino a quel momento; buttò giù uno schizzo sul retro della copertina di un disco 78 giri, la mattina dopo rifinì i disegni su carta millimetrata e quattro giorni dopo il primo prototipo del nuovo putter era pronto. Il peso della testa era stato spostato sulla punta e sul tacco per una maggiore stabilità, la faccia presentava una cavità posteriore per abbassare il centro di gravità e migliorare il rotolamento della palla e l’attacco dello shaft era stato ridefinito con un certo offset in modo che non interferisse con la linea visiva quando il giocatore si allineava sulla palla. Il nome venne da un’idea di sua moglie Louise: dal momento che la parola era troppo lunga per inciderla sul retro della punta, lei suggerì di eliminare la “W”, cosa che non ne avrebbe alterato la pronuncia. Era nato il Ping Anser.
Il mese successivo Solheim Karsten presentò il suo nuovo putter al Phoenix Open; passarono due settimane e Lionel Herbert vinse il Florida Citrus Open con un Anser: in due mesi Solheim era passato da un’idea abbozzata sulla carta ad una vittoria sul PGA Tour. Nel 1969 George Archer, uno dei migliori puttatori della sua generazione, conquistò ad Augusta la prima vittoria in un Major con un Anser, e da quel giorno il nuovo design conquistò l’interesse di tutto il mondo. Negli anni seguenti arrivarono oltre 500 vittorie sul PGA Tour e 19 vittorie nei Major.
Nel 1967 era stata concessa la registrazione del brevetto con una durata di 14 anni, e da quel momento tutti gli altri produttori fecero partire il conto alla rovescia: da quando, nel 1981, è scaduto il brevetto praticamente tutti i produttori di putter del mondo hanno messo in produzione un modello che si ispira al disegno di Karsten Solheim, facendone il bastone da golf più copiato al mondo e rendendo il nome Anser identificativo di una tipologia ben specifica.