Non sono mai stato un vero appassionato di videogames, tranne che per due o tre titoli e in cima alla lista ci sono sempre stati i giochi di golf. Ricordo il primo approccio al green virtuale con PGA TOUR V2, che girava su un IBM M24 con un processore a 8MHz e 128Kb di memoria: una grafica e una qualità di gioco improponibile per gli standard di oggi (i nostalgici possono ancora giocarlo a questo link), ma all’epoca aveva un appeal straordinario, accentuato dal fatto che il Course Designer integrato ti permetteva di disegnare i tuoi campi. I percorsi erano rigorosamente bidimensionali, senza alcun tipo di elevazione o modellazione del terreno, ma questo non toglieva nulla al divertimento delle sfide fra amici.
Dopo qualche anno il golf virtuale è migrato sulle consolle, ma senza grandi evoluzioni – se non per un miglioramento nella grafica – rispetto a quello che offrivano i giochi su PC. Il grande cambiamento è arrivato con la serie Golden Bear Challenge, quando Jack Nicklaus, seppure ormai cinquantenne, era ancora l’uomo da mettere in copertina per promuovere un gioco di golf: i percorsi riproducevano più o meno fedelmente i movimenti di terra e le ondulazioni dei fairway, e l’introduzione di un Course Designer molto più evoluto offriva la possibilità di creare terreni di sfida tanto improbabili quanto divertenti.
Con i successivi trent’anni di evoluzione e Tiger che aveva preso il posto di Jack sulle custodie dei CD-Rom, il golf virtuale ha raggiunto dei livelli di realismo incredibile, con una grafica fotorealistica e una fisica del volo di palla che attinge direttamente ai dati rilevati dalle case costruttrici attraverso i launch monitor, e questa evoluzione ha raggiunto il suo apice martedì scorso a Palm Beach (FL), con il torneo inaugurale della Techno Golf League.
Nonostante il grande scetticismo espresso da chi diceva che il gioco del golf veniva snaturato, l’evento ha avuto un grande successo e una risposta entusiastica da parte del pubblico, e anche una gran numero di coloro che avevano inizialmente espresso forti dubbi sul successo dell’iniziativa si sono ricreduti: il ritmo di gioco incalzante, il carattere e la personalità espressa dai campioni coinvolti, le sfide in colpi improbabili su percorsi che nella realtà non potrebbero esistere; tutto questo ha fatto divertire il pubblico che ha visto alcuni fra i migliori giocatori del mondo sfidarsi ad un “videogame”, e credo che proprio così debba essere interpretato, non tanto come uno sport costretto fra quattro mura, ma come un videogioco che è in grado di portare l’interattività ad un livello completamente nuovo.
D’altro canto viviamo in un epoca in cui i “gamers” raccolgono migliaia di utenti con gli streaming in diretta su Youtube e Twitch delle loro partite, siamo passati attraverso un periodo in cui la Formula 1, fermata dalla pandemia, proponeva degli e-Gran Premi che venivano seguiti con entusiasmo dagli appassionati, e allora perché non farlo con il golf? Quasi vent’anni fa Nintendo lanciò la sua consolle Wii che permetteva di giocare a bowling nel salotto di casa: fu un successo planetario che portò molte persone a provare il gioco sulle piste reali. Non so se gli eventi della Techno Golf League porteranno gli stessi benefici al nostro sport, ma se questo serve a renderlo più popolare e ad attrarre nuovi spettatori, allora sia benvenuto il videogame del golf più realistico di sempre.