Mi sono imbattuto nel lavoro del pro inglese Will Shaw qualche anno fa, per una recensione che scrissi per il suo libro dedicato al miglioramento del nostro golf sia tramite la pratica che tramite il gioco in campo.
Ma la sua attività è proseguita, e ora il suo Golf Insider è un punto di riferimento sicuro per il golfista seriamente intenzionato a migliorare il proprio gioco. Ho fatto con lui una lunga chiacchierata, con l’obiettivo di estrarre concetti utili a noi golfisti della domenica. Il succo è riportato in due articoli: questo, in cui Will parla soprattutto della pratica in genere, dell’importanza della tecnologia e della preparazione alla gara, e nel prossimo (uscirà il 31 gennaio) dedicato in maniera specifica al putt, che è un suo grande punto di forza.
Puoi presentarti ai lettori italiani?
Sono professionista di golf da vent’anni, Dopo un master all’università, ho insegnato per dieci anni biomeccanica e controllo motorio, facendo anche analisi biomeccaniche per alcuni tra i migliori golfisti del mondo. Per un paio d’anni sono diventato responsabile per il golf all’Università di Exeter, un periodo fantastico. Al momento curo il sito Golf Insider, che ho creato con l’intento di aiutare i golfisti a sviluppare il loro potenziale; e con il medesimo obiettivo ho dato vita all’app Break X Golf.
Come è nato il progetto Golf Insider?
Ha preso il via quando stavo per iniziare un dottorato di ricerca in ambito biomedico. Servendomi della mia esperienza ho iniziato a scrivere alcuni articoli su argomenti relativi alle prestazioni nel golf e li ho postati su Reddit, e il terzo ha avuto circa tre o quattromila visite in un giorno, il che è stato splendido (considerando che eravamo nel 2018). Allora ho pensato che potevo creare qualcosa di utile: da lì è nato il sito. È stato davvero fantastico poter scrivere di golf e di prodotti per il golf, anche perché mi ha aiutato a pagarmi gli studi. E dunque sono molto grato a tutti coloro che lo hanno letto in questi anni. È stata una delle cose più belle che ho potuto fare.
Quali sono i tuoi consigli generali per un golfista seriamente intenzionato a migliorare?
Per cominciare, se sei seriamente intenzionato a migliorare presumo che tu stia già giocando almeno una volta alla settimana e che ti dedichi alla pratica con una certa costanza.
Parlando di pratica, ci sono due concetti fondamentali:
- per prima cosa dovresti praticare i colpi che utilizzi in campo (dal tee shot ai colpi al green, dagli approcci al putt);
- ma poi, per rendere la pratica efficace, sono necessarie le statistiche di gioco, che servono per capire come si forma lo score, quali sono i punti di debolezza e di forza del proprio gioco.
Se hai solo due ore a settimana concentrati su uno dei punti deboli e dedica del tempo a migliorarlo, sia sotto l’aspetto tecnico che tramite esercizi per lo sviluppo delle abilità. Se disponi di quattro o sei ore a settimana, oltre a curare uno o due punti deboli puoi prendere il tuo principale punto di forza e cercare di trasformarlo in un super punto di forza, e da lì continuare a svilupparlo.
Il punto è essere orientati ai dati, riflettere, pensare davvero a come migliorare e poi costruire un piano (o usare Break X Golf per farlo!). Da lì in poi bisogna affidarsi al piano, praticare, inventarsi giochi di abilità, concentrarsi sul colpo migliore. E questo è il modo in cui le persone tendono a migliorare.
Puoi condividere un esempio di una sessione di pratica ben strutturata per migliorare in modo efficace?
Quello che ho illustrato sopra è secondo me un approccio ideale al golf: giocare una volta alla settimana e poi dedicarsi alla pratica tecnica e allo sviluppo delle abilità nelle aree principali e nei punti deboli.
Per capire come si presenta una sessione di allenamento efficace, il punto fondamentale è capire cosa sto cercando di fare quando pratico. Ad esempio, l’obiettivo potrebbe essere migliorare la precisione dai 100 ai 150 metri. Per prima cosa occorre un buon riscaldamento, senza pensare a dove vanno a finire le prime palle e cercando semplicemente di entrare in contatto con il proprio swing. Se ho un problema tecnico, probabilmente mi concentrerò su quell’aspetto: quindi posso tirare 15 o 20 palle pensando alla tecnica e a come voglio che sia il volo della palla, il contatto o il colpo. Quindi mi dedico ad un esercizio di abilità. Un’ottima cosa è scegliere un bersaglio tra i 100 e i 150 metri (meglio se in un simulatore di golf) e assegnarmi tre punti se la palla finisce in bandiera, un punto se prendo il green (e per renderlo più difficile ci si potrebbe togliere un punto se ho mancato il green).
Quando pensiamo al golf, si tratta di trovare una soluzione ad un problema. Per me, una sessione di allenamento efficace consiste nel lavorare sulla tecnica: bisogna lavorare sulla meccanica per poi inserirla in modo naturale nel proprio gioco.
Qual è secondo te il ruolo della tecnologia oggi nella pratica golfistica? Come può aiutare il golfista medio?
Innanzitutto, va detto che i launch monitor sono incredibilmente utili: se usati bene, rendono la pratica molto più semplice. Strumenti come Trackman, GC Quad o FlightScope ci aiutano davvero a capire perché la palla è andata in una certa direzione. Prima andavamo per tentativi e usavamo l’intuizione. Il bello di questi dati è che permettono di sapere, per esempio, che la traiettoria era dall’esterno, che la faccia del bastone era aperta e così via. Usare tecnologie come queste anche solo una volta al mese per capire qual è la differenza tra i colpi buoni e quelli cattivi e cosa sta accadendo davvero allo swing conferisce un vantaggio reale; sono sicuro che mi avrebbero aiutato molto se le avessi avute a disposizione quando stavo cercando di diventare un professionista di golf.
Poi ci sono tanti altri training aid davvero fantastici. Non sono una pillola magica che cura lo swing, ma forniscono un feedback prezioso. Se hai intenzione di acquistarne uno è importante assicurarsi che si tratti di qualcosa di cui hai bisogno in relazione ai tuoi obiettivi; e per far questo è necessario comprendere bene le leggi del volo della palla e dei fattori di impatto. In ogni caso, l’aiuto di un maestro è fondamentale.
La tecnologia è preziosa. Ne sono davvero entusiasta, e ansioso di scoprire che cosa ci poterà il futuro.
Quali suggerimenti ti senti di dare per la preparazione di una gara?
Per prima cosa, occorre considerare la gara come un’occasione di apprendimento. Qualunque sia la gara, devo andare, imparare il più possibile e vedere se riesco a giocare bene. E da lì partire.
La seconda cosa da fare è avere un piano; per esempio esaminando il campo da golf e considerando le buche al contrario.
Una volta definita la strategia, ci si può concentrare su ogni singolo colpo e sul processo. Si tratta quindi di scegliere il bersaglio, eseguire il processo nel miglior modo possibile, trovare la pallina e ripetere l’operazione. E questo è essenzialmente il modo in cui i golfisti d’élite giocano a golf. Ed è qualcosa che non si può replicare nella pratica, non si può proprio. È sempre diverso. Quindi, se vuoi davvero diventare bravo in gara, pensa, mettiti alla prova, continua a imparare. Continuerai a sviluppare queste abilità.