Praticare per migliorare, i suggerimenti di Will Shaw – parte seconda, il putt

Come promesso nell’articolo di due settimane fa, ecco a seguire la seconda parte dell’intervista col pro inglese Will Shaw, dove si parla esclusivamente di putt.

Will Shaw

Il putt è notoriamente qualcosa di cui sei appassionato. Puoi indicare alcuni esercizi che consiglieresti ai golfisti per migliorare la loro precisione in putting green?

La cosa fondamentale da capire è: perché si sbaglia un putt? La maggior parte dei golfisti mette delle palline a tre o quattro metri e inizia a tirare, in caso di errore senza sapere il perché. Ma ci sono solo tre ragioni per cui si può sbagliare un putt:

  1. la palla non è partita lungo la linea di tiro prevista;
  2. la linea non è stata letta in maniera corretta;
  3. la velocità non era corretta in relazione alla linea scelta.

Quando i golfisti vogliono migliorare il putt devono capire qual è il motivo per cui sbagliano. Il modo in cui inizierei – e lo faccio tuttora anche da professionista – è di mettermi a 60 centimetri (fino a un metro, dipende dalla qualità del green) dalla buca in salita e di tirare una ventina di putt cercando di colpire la parte posteriore della buca, scegliendo un filo d’erba sul retro della buca come obiettivo. Perché in questo modo si eliminano tutte le variabili e ci si può concentrare su un fatto: sono in grado di far partire la palla in linea? Una volta superato questo scalino, si possono affrontare distanze superiori e lavorare sul ritmo e sulla linea.

Un altro esercizio molto efficace è quello dell’orologio: si posizionano sei tee intorno alla buca, idealmente in un settore con qualche pendenza in modo da poter praticare sia la velocità che la linea.

Per concludere la sessione un ottimo esercizio, sia per gestire la pressione che per controllare la linea di partenza del colpo, è quello di posizionare una palla a un metro e mezzo; se si imbuca si passa a tre metri e quindi a quattro e mezzo. In caso di errore si ricomincia. E la pressione cresce. Il tutto si può complicare utilizzando non una ma due (e poi tre, quattro o cinque) palle dagli stessi punti.

Per chi vuole approfondire, questi e altri esercizi si trovano anche in Break X Golf.

Per diventare un ottimo golfista è necessario investire tempo in pratiche specifiche e altamente impegnative. Questo include il tempo trascorso giocando a golf, lavorando sulla tecnica e portando a termine giochi di abilità.
– Will Shaw

Quanto è importante la routine nel putt?

Una volta che il golfista è in grado di far partire la palla in linea, la routine è davvero fondamentale per ottenere prestazioni sotto pressione. In ogni caso, la routine deve essere basata sugli obiettivi, non sulla durata: non è detto che una routine debba avere sempre gli stessi secondi, ma deve essere incentrata sul raggiungimento di obiettivi chiari. Gli aspetti più importanti sono, a mio avviso, i seguenti:

  1. decidere la linea e la velocità: noi scegliamo la linea del putt, ma anche la velocità deve essere corretta per quella linea;
  2. fare una o più prove del colpo: quindi, ancora una volta, capire come devo colpire questo putt affinché entri;
  3. infine c’è l’esecuzione: in maniera sostanzialmente istintiva, guardare la buca e reagire a essa.

In sostanza: credo che la routine sia molto importante, ma deve essere basata su un obiettivo piuttosto che su un tempo specifico.

Quanto tempo occorre per una pratica ottimale? Ovvero, quante sessioni alla settimana e per quanto tempo ciascuna?

Di più è meglio, ma oltre un certo punto il rendimento è decrescente. Inoltre, troppi golfisti praticano in modo molto inefficiente: non è necessario molto tempo per diventare un ottimo tiratore di putt se si lavora sui fondamentali corretti e con una buona concentrazione.

Come detto sopra, i golfisti dovrebbero iniziare dai putt corti, con l’obiettivo di diventare molto bravi a colpire la parte posteriore della buca. Questo dà un feedback molto chiaro sulla direzione di partenza.

Poi, dovrebbero spostarsi ai putt tra il metro e i 3-4 metri: imbucare da queste distanze è ciò che in genere separa i golfisti eccezionali da quelli bravi.

Infine è opportuno lavorare sul controllo della velocità, quindi su distanze superiori ai 6-7 metri.

Due sessioni distinte sarebbero l’ottimale, ma anche concentrare tutto in una sola è un buon obiettivo. Poi, ovviamente, quando si arriva a un livello d’élite sarà opportuno praticare il putt cinque volte alla settimana – ma questo è un altro capitolo.

Will Shaw, putting

Puoi dare qualche consiglio sui putt da quindici metri e oltre, ovvero quelli che nessuno pratica mai?

Il motivo principale per cui i golfisti hanno difficoltà con questi putt è che non riescono ad arrivare all’impatto con la faccia del putter in posizione square. È questo è fondamentale, perché una faccia aperta o chiusa al momento dell’impatto modifica il loft del bastone, l’angolo di lancio e la velocità con cui la pallina lascia la faccia.

Quindi, se un golfista ha difficoltà con i putt da distanze notevoli, la prima cosa che guardo sempre – la più importante – è se riesce a avere la faccia square e, di conseguenza, a far partire la palla lungo la linea desiderata.

E poi bisogna essere istintivi. Fate un paio di swing di pratica, nella maniera indicata sopra, e poi guardate la buca e sentitela. Non c’è altro: dal mio punto di vista, raramente un golfista bravo a far partire la palla in linea ha difficoltà con i putt lunghi.


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