PGA Championship: i dati dicono che vincerà…
Il PGA Championship è il fratello meno celebrato tra i Major, ma spesso è quello che regala un golf solido e spettacolare, con battaglie fino all’ultima buca e storie incredibili come quella di Michael Block. Nessuna coreografia floreale, nessun green affacciato sull’oceano. Solo sfide reali tra i migliori del mondo su campi che non fanno sconti. È il Major dei golfisti duri, dove vince chi ha pazienza, controllo e, diciamolo, anche una buona dose di faccia tosta.
Nel 2025 si torna a Quail Hollow Club, North Carolina. Campo lungo, nervoso, tecnico. Il tipo di posto dove se provi a fare il furbo con un lay-up ti ritrovi in bunker, se attacchi la bandiera rischi l’acqua e se sbagli la scelta del ferro… stai già guardando lo scorecard con disgusto. È una gara di logoramento con il percorso, con se stessi e con gli avversari. Esattamente come deve essere un Major.
Quail Hollow: dove la potenza è niente senza controllo
Il campo misura più di 7.500 yard ed è un par 71 che non concede tregua. Noto per il finale brutale del “Green Mile” (buche 16, 17 e 18), Quail Hollow è un esame di maturità golfistica. La 16 è un par 4 da manuale dell’ansia con tee shot complicato e secondo colpo da far tremare chiunque, la 17 un par 3 con acqua che ha già visto più palline affondare di una piscina comunale, e la 18 è un finale tecnico, chiuso da un green più difficile da leggere di un Whatsapp alle 3 di notte.
Nel 2017, quando il PGA si giocò qui per l’ultima volta, la media punteggio su queste tre buche fu superiore al par. Ed è qui, tra alberi, ostacoli d’acqua e vento che gira come vuole lui, che si decidono i tornei.
I dati parlano chiaro: a Quail Hollow vincono quelli che dominano dal tee ma anche quelli che sanno gestire i ferri tra le 150-200 yards. L’approccio e la gestione strategica contano quanto, se non di più, del driving. E questo spiega molte cose.
I Favoriti (ma evitiamo i soliti due)
Parlare di favoriti senza menzionare Rory McIlroy e Scottie Scheffler è quasi un esercizio di retorica, ma lo facciamo apposta. Sono sempre i favoriti, sempre in forma, sempre in vetta a ogni leaderboard, e sempre con una riga di dati che li consacra. Li diamo per scontati non per superficialità, ma per rispetto: non c’è più bisogno di nominarli.
E allora andiamo oltre. Justin Thomas torna dove tutto è cominciato. Nel 2017 vinse il PGA proprio a Quail Hollow, e nel 2025 sembra finalmente aver ritrovato continuità: tre top 20 negli ultimi quattro Major disputati, top 20 anche nei ranking di Strokes Gained: Around the Green, e miglioramento evidente nella driving accuracy (+5% rispetto al 2024). La sua aggressività controllata è perfetta per un campo come questo, dove ogni buca è un rischio calcolato.
Bryson DeChambeau è tornato a essere un contendente vero. Dopo la vittoria LIV in Corea e due top 5 in eventi internazionali, è salito nei ranking in SG: Approach (+0.75 colpi guadagnati rispetto al Tour average) e mantiene una media driving di circa 327 yard, secondo solo a Cameron Champ. Il suo putting è ancora ballerino, ma nelle ultime 8 settimane è stato nella media del Tour (un passo avanti rispetto agli anni precedenti).
Viktor Hovland è il classico candidato silenzioso ma che non può mancare in un campo così. Ottavo nel ranking mondiale, ha chiuso T3 al Masters, T9 allo U.S. Open 2024, ed è tra i primi 5 del Tour per SG: Approach da 175 a 200 yard. Il suo gioco corto rimane un punto critico (nella media bassa per colpi attorno al green), ma sta lavorando molto sul wedge game e i risultati si stanno vedendo. A Quail Hollow ha già chiuso T3 al Wells Fargo 2021.
I super outsider che nessuno considera
Eric Cole continua a impressionare con la sua precisione nei colpi dal tee al green. Attualmente, si posiziona tra i primi 20 del PGA Tour per Strokes Gained: Approach, evidenziando una notevole abilità nei colpi d’approccio. Il suo putt è altrettanto solido, con una media di 1.705 putt per green in regulation, che lo colloca tra i migliori del circuito. Questa combinazione di precisione e consistenza lo rende un candidato ideale per affrontare le sfide di Quail Hollow.
Alex Noren è noto per il suo gioco meticoloso e la capacità di adattarsi a campi impegnativi. Le sue statistiche lo vedono tra i migliori 25 del Tour per Strokes Gained: Tee to Green, con particolare efficacia nei colpi d’approccio da 150 a 200 yard. Il suo putt, sebbene non eccezionale, è sufficientemente affidabile da supportare una performance competitiva in un Major.
Ben Griffin, originario del North Carolina, ha una familiarità naturale con Quail Hollow. La sua precisione dal tee è notevole, con una percentuale di fairway centrati superiore al 70%, e si posiziona tra i primi 30 per Strokes Gained: Approach. Il suo putt è stabile, con una media di 1.735 putt per green in regulation, rendendolo un outsider da non sottovalutare.
Denny McCarthy è spesso riconosciuto per il suo eccellente putting, ma il suo gioco dal tee al green è altrettanto degno di nota. Attualmente, si trova tra i primi 40 per Strokes Gained: Approach, e il suo putt rimane tra i migliori del Tour, con una media di 1.700 putt per green in regulation. Questa combinazione di abilità lo rende un contendente solido, soprattutto su un campo che premia la precisione e la gestione strategica.
Flashback: 2017, l’edizione che rivelò un campione
L’ultima edizione del PGA Championship a Quail Hollow fu memorabile. Justin Thomas era ancora “uno dei tanti”, ma da quella domenica è diventato uno dei pochi. Indimenticabile il putt alla buca 10: la pallina restò ferma sull’orlo della buca per oltre sette secondi, prima di scivolare dentro. Un colpo che sfidò le leggi della fisica e cambiò il tono della giornata.
Alla 13 arrivò il birdie decisivo, mentre Rickie Fowler e Francesco Molinari tentavano la rimonta. Fowler sparò un drive da copertina alla 16, ma il secondo colpo finì corto, e il putt per il birdie restò fuori di un filo. Molinari invece fu chirurgico alla 14 con un approccio da leggenda assoluta.
Fu un finale incandescente, una di quelle domeniche che mostrano perché il golf, nei giorni giusti, è uno sport da brividi veri.
Il Major che premia i giocatori completi
Il PGA Championship 2025 ha tutti gli ingredienti per essere una battaglia spettacolare. Il campo è severo ma giusto, i protagonisti arrivano in forma, e anche gli outsider sembrano pronti a dire la loro. Quail Hollow non regala nulla, ma restituisce molto a chi riesce a dominare ogni fase del gioco, dalla partenza al green.
Qui non vince chi si accende una volta sola, ma chi costruisce quattro giorni di golf preciso, potente e intelligente. È un test di coerenza, concentrazione e nervi saldi. E quest’anno, con una generazione di giocatori affamata e un gruppo di veterani non ancora pronti a farsi da parte, potremmo assistere a un torneo ricco di colpi di scena e grandi giocate.
Che a prevalere sia chi riuscirà a domare il campo con lucidità e coraggio. Perché a Quail Hollow, più che altrove, non si sopravvive: si conquista.