Un tempo non c’era alcun limite al numero di bastoni che un giocatore poteva portare con sé. Molti dei primi golfisti ne usavano relativamente pochi: quando Francis Ouimet (la cui storia viene raccontata nel film “Il più bel Gioco della mia Vita”) vinse gli US Open nel 1913, aveva in sacca solo sette bastoni, così come Chick Evans quando vinse il titolo tre anni dopo.
I primi bastoni avevano la canna in legno, il più diffuso era quello di noce americano (hickory), che combinava flessibilità e resistenza. Essendo fatti di un materiale naturale, non c’era uniformità di prestazioni fra un bastone e l’altro, al punto che erano spesso realizzati come pezzi singoli piuttosto che come parte di un set.
I produttori di bastoni da golf iniziarono a sperimentare gli shaft in metallo già alla fine del XIX secolo e nel 1924 Herbert C Lagerblade divenne il primo giocatore a utilizzare shaft in acciaio in uno US Open. I bastoni con shaft in metallo garantivano una maggiore uniformità all’interno dello stesso set e producevano un volo di palla migliore. Molti giocatori erano riluttanti ad abbandonare i bastoni con shaft in legno di hickory a cui erano abituati, mentre altri erano desiderosi di scoprire i vantaggi offerti dalle nuove tecnologie. Alcuni raggiunsero un compromesso portando nella sacca sia bastoni con shaft in legno che bastoni con shaft in acciaio.
Durante gli anni ’20 e ’30 il numero di mazze che i giocatori avevano in sacca aumentò vertiginosamente, al punto che i caddie erano spesso costretti a portare due sacche. Lawson Little nel 1934 vinse l’Amateur Championship usando 31 bastoni. Allo US Open del 1935 il numero medio di bastoni che i giocatori portavano con sé era 18.
Le autorità golfistiche erano preoccupate che l’eccessivo numero di mazze andasse a discapito dell’abilità richiesta nell’esecuzione dei colpi, e che i golfisti meno abbienti fossero penalizzati perché non potevano permettersi una grande varietà di bastoni.
Così, la USGA decretò che a partire dal 1° gennaio 1938 non si potevano avere in sacca più di 14 mazze, e la R&A inserì questa regola nella XIII edizione delle Regole del golf, entrata in vigore il 1° gennaio 1939.
Oggi consideriamo questo numero – 14 – necessario e imprescindibile, e a volte rimpiangiamo il fatto di non poter mettere in sacca uno o due bastoni in più, ma quante volte li usiamo realmente, e soprattutto in maniera efficace? Recentemente ho eliminato dalla mia sacca il legno 3, tenendo solo Driver e legno 5, che mi offre un volo di palla più consistente rispetto al legno 3 a scapito di una perdita di distanza ininfluente sul mio gioco; se da un tee non voglio giocare il Driver, tiro il legno 5, e va benissimo così. Mi ostino a tenere in sacca il ferro 4, ormai relegato ai colpi di recupero da sotto le piante, ma sinceramente mi chiedo che utilità abbia un ferro che vola poco più del mio ferro 5 e con una consistenza decisamente minore.
Tutti noi ci siamo sfidati più di una volta nelle “monoferro”, 9 buche giocate con un solo bastone che dobbiamo adattare a tutte le situazioni, ricercando lo spirito che la USGA temeva si andasse perdendo quando ha imposto un limite al numero di bastoni che si possono tenere in sacca; senza arrivare a questo estremo, mi è capitato più volte di fare un giro di campo con “mezzo set”: un legno, i ferri 5, 7 e 9, e un sand-iron, e alla fine dei conti il mio score non ha risentito più di tanto dei pochi bastoni che mi portavo dietro, concedendomi di contro di giocare un golf più pensato, che si affida al saper “lavorare la palla”. È un esercizio divertente da fare, che non solo può dare grandi soddisfazioni, ma che senza dubbio aiuta a migliorare la visione del gioco e la sensibilità nel tirare i colpi. E alla fine del giro, con qualche chilo in meno sulle spalle, anche la schiena ringrazia.