Quando ho iniziato a giocare a golf, nei primi anni ’80 del secolo scorso, l’attrezzatura era molto diversa e il legno 3, o Brassie come veniva chiamato originariamente, era un bastone fondamentale, soprattutto per i principianti e i giocatori alti di handicap. Il Driver era un attrezzo proibitivo: il loft estremamente ridotto combinato con la canna in acciaio richiedeva una velocità di swing molto alta per far decollare la palla, e la testa in persimmon da 170-180 cc con uno sweetspot più piccolo di una moneta da un centesimo concedeva un margine di errore praticamente nullo. Per anni non ho mai neanche messo in sacca il Driver: ogni tanto provavo a tirarlo ma praticamente fino a quando Tayolr Made non ha prodotto la prima serie di metalwood, i Burner, dal tee ho giocato il legno 3.
Negli ultimi 15 anni l’avanzamento tecnologico nella progettazione e nell’utilizzo dei materiali ha cambiato radicalmente le cose, rendendo il legno 3 un bastone desueto. I Driver hanno ormai praticamente tutti una testa da 460 cc (la massima dimensione consentita), con uno sweetspot più grande della palla da golf, e gli shaft in materiali compositi si adattano ad ogni velocità di swing consentendo a giocatori di qualunque livello di far decollare la palla senza troppe difficoltà: queste caratteristiche rendono il Driver un bastone più facile del legno 3, che pur avendo un punto di impatto ideale più grande rispetto ai suoi predecessori in persimmon, ha comunque una testa grande quanto quella dei Driver di vecchia generazione.
L’analisi dei dati mostra inoltre come tirare il legno 3 dal tee porti ad un incremento medio di fairway presi inferiore al 2% rispetto al Driver, e questo a scapito di una notevole riduzione della distanza che si riflette naturalmente sulla precisone del successivo colpo al green.
Per quanto riguarda il gioco dal fairway, l’unico vero utilizzo del legno 3 è per il secondo colpo al green sui par 5, ma quante volte siamo effettivamente nelle condizioni di farlo? E quante volte l’esito del nostro colpo è positivo? Nella maggior parte dei casi ci troviamo comunque a tirare un wedge di terzo, magari dal rough o da un bunker attorno al green, e allora tanto vale giocare un secondo più corto – magari con un legno 5 o addirittura un ferro 5 – per avere un terzo al green da una posizione migliore.
Sono arrivato alla convinzione che il legno 3 sia ormai diventato un bastone dedicato ai professionisti: qualche anno fa Phil Mickelson ha giocato un British Open senza Driver in sacca, ma quella è gente che gioca un altro sport, che non si affida alle congiunture degli eventi casuali perché una palla tirata da più di duecento metri atterri in green.
Io ho tolto il legno 3 dalla sacca a inizio stagione e lo ho sostituito con un terzo wedge da 60°, che si è rivelato un bastone molto più utile e versatile e che uso molto più spesso di quanto non facessi con il legno 3. Se un teeshot è troppo delicato per il Driver, prendo il legno 5 e anche se perdo un po’ di distanza rispetto a quella che avrebbe fatto un legno 3 colpito perfettamente, ne ho guadagnato certamente in precisione e consistenza.
Credo che il posto giusto per il mio legno 3 sia diventato l’armadietto: penso che ormai sia giunto il momento di tornare a casa, Brassie.