R&A e USGA ci hanno rubato la favola di Babbo Natale

Non so se ve ne siete accorti, ma in una società che vive in accelerazione costante e in un mondo del golf nel quale la velocità media degli swing dei pro è aumentata rapidamente, la USGA e la R&A stanno tentando una mossa coraggiosa: rallentare.

E’ arrivata infatti la decisione definitiva dei governing bodies del golf mondiale su quale sarà la pallina che andremo  (i big dei Tour dal 2028, noi amateur dal 2030) a giocare in futuro: probabilmente si tratterà di una mozzarella che ci deruberà di quei 5/10 metri in più per i quali preghiamo costantemente Babbo Natale per farceli trovare sotto l’albero al posto delle solite babbucce nuove.

Insomma, signori: con ogni probabilità nel prossimo futuro dal tee la tireremo tutti più flaccida. Voglio dire: ancora più flaccida del solito.

Ora: dal punto di vista filosofico, la decisione di USGA e R&A è coraggiosa. Scendere dal treno della velocità del nostro tempo, delle tecnologie futuristiche e della performance imprescindibile è un atto rivoluzionario. Viviamo imbevuti della cultura della crescita a ogni costo, rappresentata, nel caso del golf, dall’aumento delle yards di volo dei nostri colpi. Ma, sostengono ora i governing bodies, questa crescita non è più sostenibile e, con il roll back della pallina, paiono promuovere quella che Serge Latouche chiamerebbe “una decrescita felice”, un’operazione che bisognerebbe forse attivare nel campo dell’economia e del nostro stile di vita, ma che per ora sembra partire solo dal mondo del green.

In un certo senso, come pure sostiene Rory McIlroy, se da una parte con le nuove palline flaccide il gioco del golf si accorcerà, dall’altra, come piacerebbe a Seneca, si allargherà, rendendo necessarie ai livelli top determinate skills e qualità che si sono dimenticate nel tempo dei drive a 320 yards.

Da questo punto di vista, beh, chapeaux a R&A e USGA per il coraggio e per la visione a lungo (lunghissimo) termine. Ma, c’è un ma. E quel ma siamo noi dilettanti allo sbaraglio, noi che per cinque metri in più siamo pronti a venderci l’anima al diavolo. Noi che, per “colpa” di quell’1% fenomenale dei golfisti nel mondo che spara cannonate dal tee, ci ritroveremo dal 2030 a non volare più col drive il solito bunker a 150 metri dal tee.

Perciò la domanda è inevitabile: signori della R&A e USGA, ma noi golfisti del weekend cosa vi abbiamo fatto di male? Voglio dire: il gioco del golf non è già abbastanza cattivo di suo, senza che arriviate voi a “derubarci” delle nostre amate 10 yards in più?

E ancora: possibile che non Vi rendiate conto che, se ci costringete a cambiare pallina, ci rapinate di una prospettiva, di un sogno, di un’aspirazione? Saremo insomma come quei bambini che all’improvviso scoprono che Babbo Natale non esiste: Signori, voi ci state rubando la favola, quella che ci raccontiamo da che abbiamo iniziato a giocare a golf. Quella che finisce con noi che, un giorno, siamo finalmente capaci di spararla più lunga di oggi.


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