“L’estate sta arrivando” recitava qualche anno fa, un anno decisamente più fresco di questo, una hit musicale molto ballata.
Nel 2022 l’estate è arrivata molto prima di allora e oggi, mentre ci appropinquiamo esausti, sudati e sbuffanti alla fine di luglio, già non ne possiamo più.
Il quadro desolante tutto intorno è da desertificazione incombente: caldo africano, temperature a 40 gradi, marciapiedi che si sciolgono come un cremino Algida, ma soprattutto ZERO pioggia da mesi e fiumi e pozzi secchi.Morale: un disastro. Anche per i nostri campi da golf, che già da tempo si sono obbligatoriamente visti razionare l’irrigazione salvifica e, di conseguenza, si stanno velocissimamente ingiallendo e seccando.
“La situazione è complessa –spiega Alessandro De Luca, agronomo e responsabile del settore green della Fig –ma non bisogna disperare, perché già nel 2003 siamo stati alle prese con una siccità simile e ne siamo usciti bene”.
Cosa successe all’epoca? “Diciannove anni fa, per le temperature torride, il 70% dei nostri percorsi subì danni gravi al 90% del tappeto erboso, ma tutti in qualche modo sopravvissero. Da allora però molti circoli hanno imparato la lezione e si sono attrezzati con una riconversione in bermuda e con un nuovo impianto d’irrigazione”.
Ma la bermuda funziona anche in Pianura Padana? “Certo. Le faccio un esempio: nel 2004, su indicazione del presidente Casati e con la collaborazione della FIG, aprimmo un vivaio sperimentale di bermuda a Montecchia; da allora la riconversione del campo ha funzionato benissimo e oggi il club risparmia almeno il 55-60% di acqua e di conseguenza altrettanto in energia elettrica”.
Dunque i campi in bermuda possono esistere anche nel nord Italia… “Certo, anche se fa freddo d’inverno: basta che non ci sia troppa ombra sul percorso”.
Oggi però sono in grave pericolo non solo i fairway, che rappresentano il problema minore, ma soprattutto i green…“Verissimo. Per quanto riguarda i fairway, a settembre andranno traseminati. I green, invece, se dovessero bruciare, andranno rizollati o riseminati a fine estate. Se seminati, saranno decenti dopo 2/3 mesi; se rizollati, dopo 15 giorni saranno giocabili, ma si affronterà un costo molto più alto”.
Però anche le semenze non scherano in quanto a spesa in questo momento…“Purtroppo le devo dare ragione: il prezzo del seme si è alzato di 3-4 volte, passando da 2 a 7 euro al chilo, e per giunta si fa fatica a trovarlo”.
Che fare allora? “Bisogna ragionare in prospettiva, come ha fatto Montecchia nel 2004, ipotizzando un nuovo impianto di irrigazione e/o una riconversione in bermuda ove possibile. Il tutto provando a sfruttare la Legge 4.0 che permette di recuperare il 40% delle spese sostenute per un investimento fatto entro la fine del 2022”.
E intanto però, se il drive corre 50 metri più del solido su fairway secchi e gialli, su quegli stessi fairway si stramazza da caldo.