Peste suina: no alle chiusure dei campi di golf

In questi ultimi giorni, la voce serpeggia rapida e impaurita tra i golfisti del basso Piemonte e tra quelli della Liguria, tra quelli in definitiva che giocano o che sono soci in campi situati all’interno di quella vasta zona rossa che da Alessandria scende, allargandosi verso est e verso ovest, giù fino al mare di Genova.

Zona Rossa

Tra una buca e l’altra, si mormora, in questi giorni, sottovoce ma neppure troppo, di una possibile, nuova chiusura dei percorsi della zona dopo quella subita nel corso del lockdown delle scorse stagioni. Ma attenzione: questa volta il Covid non c’entra; questa volta sul banco degli imputati c’è il virus della peste suina africana, quella che gli addetti ai lavori definiscono come un vero e proprio “flagello per la zooctenia” e che purtroppo sta circolando tra i cinghiali che si muovono nei boschi a nord di Genova e nel basso Piemonte.

Ma perché vola insistente questo timore di nuove restrizioni tra i golfisti? Perché, come da ordinanza dei ministri Speranza e Patuanelli, nella zona rossa compresa tra Alessandria a Genova, al fine di contrastare la diffusione del virus e di contenere l’infezione, si è vietato fino a luglio l’ingresso a piedi o in bici nei boschi, e si è proibita l’attività sportiva e venatoria negli spazi aperti, in particolare in quelli frequentati dai cinghiali. Di qui, anche se al netto della consapevolezza dell’impossibilità di contagio per l’uomo, nasce però il timore (a oggi ingiustificato) per le eventuali chiusure dei percorsi golfistici.

Ma procediamo con ordine: sono i cinghiali gli attuali portatori del virus; mentre squadre di veterinari e zoologi sono al lavoro nella zona incriminata per cercare le carcasse  di animali già morti o gli animali ammalati, ciò che le Autorità stanno provando a fare è limitare al massimo lo spostamento delle bestie in questione per evitare un conseguente ulteriore spargimento del virus in zone per ora non colpite.

Ma non solo: il virus delle peste suina, infatti, inquina a lungo il terreno dove i cinghiali ammalati e infetti camminano o depositano le loro feci; correndo o facendo trekking su quei prati o in quei boschi, o solo pedalandoci in bicicletta, si rischierebbe, non solo di spaventare gli animali e di costringerli a spostarsi, ma anche di allargare a dismisura la zona contaminata a causa di ciò che porterebbero in giro le suole delle scarpe da jogging o le ruote delle mountain bike.

Ora, se la situazione è assai allarmante per tutto il comparto degli allevamenti suini, fortunatamente non lo è per il golf:

“A oggi – rassicura al telefono Paolo Lantero, sindaco di Ovada, uno dei 114 comuni in zona rossa – con i dati che abbiamo in mano, non prevediamo assolutamente alcuna chiusura per i campi da golf della zona. Purtroppo questi  sono territori con una vocazione outdoor molto forte e oggi ci ritroviamo nuovamente obbligati a chiudere proprio l’outdoor. Ma lo facciamo esclusivamente al fine di proteggere e salvaguardare i i nostri allevamenti suini, che contano milioni di capi e che sono un settore fondamentale della nostra economia. Però i golf restano aperti: tranquilli”.


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