Massimo Recalcati sostiene che un incontro ci scuote quando troviamo i pezzi mancanti di noi, quando ci chiama e ci mostra i nostri fantasmi e ci rivela quello che sapevamo già ma non avevamo le parole per dirlo.
Massimo Recalcati non è un golfista, eppure ha descritto perfettamente quello che sta accadendo in queste ore a Wentworth, in occasione del BMW Pga Championship che inizia giovedì.
Ma andiamo con ordine e innanzi tutto riassumiamo in breve la situazione intricata che sta andando in scena nel Surrey: grazie a un arbitrato di una corte inglese di fine giugno scorso, nel flagship event del DP World Tour potranno scendere in campo una dozzina di pro affiliati al circuito Liv; tra questi, ci saranno Sergio Garcia, Lee Westwood, Ian Poulter, Patrick Reed, Abraham Ancer, Talor Gooch, Kevin Na, Graeme McDowell, Bernd Wiesberger e via discorrendo. La qual cosa, ovviamente, ha scatenato le critiche feroci di tipini come McIlroy, Fitzpatrick, McGinley, Pepperell & Co, che non avrebbero voluto vedere “certa gente” in campo.
E insomma, in quel di Wentworth il fairway sarà davvero incandescente, anche perché, per un milione di motivi, nei confronti del Liv la reazione del DP World Tour è stata per ora parecchio morbida (anche a causa dell’arbitrato sfavorevole di cui sopra NdR), soprattutto se confrontata con quella –invece durissima- del Pga Tour.
Ed è proprio all’interno di questa forbice dei diversi atteggiamenti da parte dei due massimi circuiti che ci sono quelle “parole non dette” a cui accennava poche righe più su Massimo Recalcati.
Di fatto, stretto tra la morsa miliardaria del Liv e del Pga Tour, il circuito europeo si è trovato con le armi spuntate. E, anche se tempo addietro ha stretto un’alleanza strategica con gli americani, alla fine questa stessa alleanza potrebbe non far altro che “svuotare” il Dp World Tour dei suoi elementi migliori.
Non solo: le riforme ricchissime del circuito statunitense atte a contrastare l’avanzata saudita nel mondo del golf purtroppo, con ogni probabilità, alla lunga potrebbero allontanare ancora di più i top players europei dal circuito di casa loro.
Di quest’evidente, lenta erosione del Dp World Tour ha parlato soprattutto Fitzpatrick in conferenza stampa a Wentworth, manifestando con parole (questa volta) chiare tutte le preoccupazioni degli europei:
“Spero – ha dichiarato lo U.S. Open champion – che i tornei di questo circuito siano parte di un qualsiasi piano finale futuro. Spero anche che il Pga Tour rinforzi ancora di più l’alleanza strategica che già è in atto e che tre o quattro gare del circuito europeo siano parte di quell’élite di tornei di cui si è parlato in America. Per ora, la mia opinione è che il DP World Tour abbia ricevuto molto poco in cambio”.
E ancora: “Credo che si giochino in generale troppe gare; il circuito europeo potrebbe pensare di organizzare un torneo ogni due settimane con due milioni di euro in palio, invece che uno ogni sette giorni con un solo milione di montepremi, ma capisco che sia davvero difficile accontentare tutti”.
E ha ragione Fitzpatrick, perchè riuscire a trovare velocemente una quadra della situazione super intricata che si sta apparecchiando giorno dopo giorno sui tour mondiali è come imparare a trovare l’alba nell’imbrunire: ci vuole uno sforzo da monaco tibetano zen. Nel mentre, noi guardoni delle cose del green ci godiamo il presente, che ci regala un grandissimo torneo di Wentworth con un field stellare come non si vedeva da anni.
Per il resto, come cantava Ornella Vanoni… “domani è un altro giorno, si vedrà”.