Perché dico no a una palla che voli di meno

Probabilmente ne avrete sentito parlare o avrete letto qualcosa in merito, ma se non avete idea di ciò che sta accadendo nel mondo dell’elite golfistica, vi ragguaglio in poche righe: qualche giorno fa USGA e R&A, i due “governing bodies” del golf planetario, hanno annunciato urbi et orbi che stanno seriamente prendendo in considerazione la possibilità a breve di imporre palline diverse ai pro (ma non alle proette) e ai ranghi super degli amateur che sono inseriti nel World Ranking dei dilettanti.

In base ai parametri sui quali USGA e R&A hanno preparato il loro studio -velocità media della testa del bastone, spin della palla e launch angle- la pallina da golf rivoluzionaria (che è ancora da studiare) dovrebbe volare tra le 14 e le 15 yards in meno rispetto a quanto accade ora sui Tour. Peccato, però, che a oggi, neppure tra i bombaroli del Pga Tour, nessuno vanti i numeri esorbitanti sulla base dei quali sono stati effettuate le ricerche di R&A e USGA, cosicché, il giorno che la fatidica pallina dovesse scendere in campo, il numero effettivo delle yards che mancheranno all’appello sarà in verità compreso tra le 20 e le 25. Un’enormità di spettacolo che si cancellerà di botto davanti agli occhi degli spettatori accorsi invece per stupirsi di fronte ai missili lanciati dal tee da parte dei loro campioni.

Ma non solo: di fatto questa rivoluzione, per come è stata annunciata, creerà una biforcazione generale tra le attrezzature di amateur e pro e, ancora peggio, tra quelle utilizzate da pro e proette, le quali infatti (e meno male!)  potranno continuare a scagliare per aria le vecchie palline.

Inutile a dirsi, inoltre, che chi si sobbarcherà il costo economico di questa nuova tecnologia saremo noi dilettanti allo sbaraglio, che ci troveremo all’improvviso costretti a pagare per le ricerche e la produzione di una pallina necessaria a una minuscola, infinitesimale porzione di golfisti straordinari.

Morale: personalmente questa rivoluzione mi pare una fetecchia. Ma anche per altri motivi, oltre a quelli già denunciati: innanzi tutto una palla che vola meno, sottrae spettacolo, divertimento ed emozione agli spettatori e agli appassionati. Secondariamente, obbligare un pro a tirare meno forte sarebbe come andare a dire a Usain Bolt “Frate, corri più lento che i 100 metri con te durano troppo poco”.

Tradotto: questo di USGA e R&A è un atteggiamento retrogrado e da ancient regime che non tiene conto e non rispetta per niente il lavoro e la fatica necessari a questi campioni per arrivare a ottenere le odierne, strepitose performance in campo. E ancora, più filosoficamente: finalmente nel 2023 stiamo arrivando a vedere la società come un luogo complesso dove coesistono persone diverse tra loro; finalmente stiamo abbandonando l’idea che esista una normalità a cui adeguarsi ; finalmente stiamo capendo che la diversità è un valore aggiunto. Ed è invece proprio qui che cascano come asini ottusi R&A e USGA, quando non comprendono che la diversità di pochi è una ricchezza per molti, dove quei molti siamo noi neurogolfisti che desideriamo solo restare abbagliati dai drive di 320 yards.


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