Riposta negli annali la storica doppietta di Viktor Hovland registrata negli ultimi due atti dei play off della FedEx, è calato il sipario su una parte assai importante della stagione americana del Pga Tour: nelle prossime settimane ci attendono la Solheim Cup e la Ryder Cup, quindi la Fall Season statunitense, nonché il torneo di Wentworth e la finalissima di Dubai. Ma prima, cioè adesso, è il momento di riandare con la mente a quanto accaduto finora per stilare un elenco dei momenti salienti di questo 2023 golfistico: dunque cos’è che negli anni a venire porteremo con noi di questa prima parte di stagione?
Partiamo dalle ultime giornate vissute in America: certamente i due round finali di Hovland al Bmw Championship (61) e al Tour Championship (63) ce li ricorderemo per un bel pezzo, non solo come score, ma anche e soprattutto come qualità entusiasmante di gioco e di attitudine mostrata in campo. E poi: sempre restando in casa norvegese, una delle chiavi di questa stagione monstre di Viktor è stata la sua ritrovata capacità di approcciare intorno ai green. Il lavoro iniziato un paio di anni fa ormai è visibile e concreto e, unito alla qualità strabordante da tee a green, lo porterà ancora più lontano.
In tema di campioni ritrovati, non si possono non ricordare i rientri in grandissimo stile di Rickie Fowler e Jason Day, da molti dati per dispersi nella galassia golfistica, e ovviamente di Lucas Glover, scampato con una sovraumana forza di volontà a una crisi di yips sul green durata oltre 10 anni.
Tra i rientri, però, quello più incredibile è quello del giocatore più piccolo del Pga Tour, Brian Harman, che non solo è tornato a vincere dopo cinque anni di digiuno, ma che si è preso il lusso di conquistare il Torneo per eccellenza, quell’Open Championship nel quale pochissimi credevano che l’americano avrebbe retto in testa anche nella giornata conclusiva. Con la Claret Jug in mano, il piccoletto Harman è diventato a sorpresa un gigante del golf mondiale.
E poi, suvvia, come dimenticare l’ultimo giro di Rory McIlroy al Genesis Scottish Open, con quel ferro 3 dipinto nella buriana di vento contro all’ultima buca del torneo? Impossibile.
Venendo in casa Italia, segnaliamo con il circoletto rosso tutte le vittorie azzurre sul Challenge e sull’Alps Tour, anche se non vi è dubbio che una menzione d’onore spetti alla doppietta di Matteo Manassero, che tutti aspettiamo di ritrovare finalmente sul palcoscenico che gli spetta: il DP World Tour. Credo che in assoluto l’uscita lenta ma graduale e continua dal tunnel nel quale il gioco di Matteo era finito sia non solo una delle storie più ispiranti di questo 2023, ma anche la più grande lezione che il veronese ci potesse impartire: che non esistono trucchi e scorciatoie; tornare grandi si può, a patto di saper percorrere le strade difficili con saggezza, umiltà, onestà e passione.
Infine, un occhio di riguardo per giovani come Nicolai e Rasmus Hojgaard, Ludvig Aberg e Alex Fitzpatrick, il fratello del più famoso Matt: ne sentiremo di nuovo parlare a breve, ne sono sicura. Nel mentre godiamoci l’arrivo della Solheim Cup e della Ryder Cup e sarà tutto bellissimo.