La polarizzazione del tifo mericano è lo specchio della società

Tanto si è discusso tra i guardoni delle cose del green circa la maleducazione del pubblico statunitense nel corso della tre giorni di Ryder Cup a New York. Se ne è parlato, certo, ma, dal mio personalissimo punto di vista, se ne è parlato non riuscendo però mai a inquadrare la faccenda in un contesto più ampio che non fosse quello dei tanti ettari del Bethpage Black.

Voglio dire: ciò a cui abbiamo assistito a New York non è solamente una questione di tifo malato; è molto di più: è lo specchio della polarizzazione culturale e morale in atto negli Stati Uniti almeno dal 2000, quando i primi professori della Harward Law School come Cass Sunstein o Lawrence Lessing iniziarono inascoltati a metterci in guardia dagli effetti nefasti che il data mining e il conseguente microtargeting dei social avrebbero avuto sulla società americana. Parlarono all’epoca di comunità condivise che si sarebbero dissolte e poi sostituite da gruppi polarizzati, dove le vecchie organizzazioni gerarchiche avrebbero perso il loro peso, per lasciare spazio a una cultura e a una coscienza nuove ma granulari ed estremiste.

La personalizzazione delle informazioni messa a punto dai giganti tech della rete -spiegavano i professori all’epoca- avrebbe rivoluzionato il modo in cui le persone avrebbero deciso comportamenti e pensieri, rendendoli sempre più polarizzati verso gli estremi.

E dunque, venticinque anni dopo, eccoci qui, come previsto dai saggi, figli di una rete che non ha fatto altro che profilarci nel profondo, renderci merce di scambio nel mercato globale e ribaltarci il cervello: negli Stati Uniti questa guerra culturale in atto dall’inizio del microtargeting come modello di business sta raggiungendo ormai un punto di non ritorno, ma non aspettiamoci che l’Europa non seguirà a breve.

In definitiva, ciò a cui abbiamo assistito lungo i fairway del Bethpage Black è uno specchio perfetto della società trumpiana odierna, dove non si “tifa più per”, ma piuttosto “contro” qualcosa o qualcuno (Rory nella fattispecie), perché è proprio questo a cui ti spinge l’estremizzazione del pensiero a cui tutti siamo sottoposti in rete senza purtroppo che ce ne rendiamo conto. E proprio per questo motivo che mi aspetto che qualcosa di molto simile possa accadere anche nell’edizione irlandese della Ryder Cup prevista nel 2027, perché la storia ci insegna che il vento che soffia in America, poi arriva anche da noi. Anzi, è già qui, ma ancora facciamo finta di non sentirlo.


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