Non so se lo avete notato, ma, parlando di Ryder Cup, esiste un sottile filo conduttore all’interno del team europeo e, soprattutto, nelle scelte di capitan Luke Donald. Ora: incredibilmente (dal momento che parliamo del team europeo del DP World Tour), questo sottile filo rosso si chiama Pga Tour.
Fateci attenzione, ma, al netto di Robert McIntyre, ben undici protagonisti su dodici della squadra europea che si prepara ad affrontare gli americani al Marco Simone a fine settembre arrivano direttamente dal circuito a stelle e strisce. E questo non fa che evidenziare ancora una volta di più il crollo verticale (sia in termini di montepremi, che in termini di World Ranking Point System) che negli ultimi anni sta affrontando il DP World Tour.
Come ha sottolineato in un tweet al veleno Ian Woosnam, ex giocatore nonché strepitoso capitano di Ryder Cup, “non è detto che solo per il fatto di giocare in America un giocatore debba essere per forza migliore” di un altro che invece staziona in Europa.
Il riferimento del gallese, pare di intuire, si riferisce all’esclusione a sorpresa dalla trasfertona romana del polacco Adrian Meronk, vincitore in stagione di tre tornei in Australia, Irlanda e Italia, nonché chiaro talento del DP World Tour.
Nonostante queste credenziali tutt’altro che modeste, Meronk, addirittura numero 3 della Race to Dubai dietro “solo” a Rory e Rahm, è rimasto escluso dalla lista dei convocati, avendogli Luke Donald preferito i giovani Ludvig Aberg (pro da tre mesi sul Pga Tour) e Nicolai Hojgaard (che nel mentre sta usufruendo di una Special Temporary Membership in America).
Il risultato dell’equazione delle scelte di Donald è che è lo scozzese McIntyre, qualificatosi di diritto per il team, l’unico tra i dodici gladiatori europei di Roma a giocare praticamente fisso sul Dp World Tour. Se a questo smacco si aggiunge il fatto che dalla fine di questa stagione i primi 10 della classifica europea sbarcheranno di diritto sul Pga Tour, è evidente che, se nel mentre non interverranno altri fattori (ad esempio delle novità circa l’alleanza con il PIF e il circuito americano) di anno in anno potremmo assistere a uno svuotamento tecnico del DP World Tour, con conseguenze pesanti anche e soprattutto dal punto di vista commerciale.
In quest’ottica, il risultato a Roma del team del Dp World Tour diventa ancora più fondamentale per la credibilità futura del circuito europeo: una sonora sconfitta in casa potrebbe acuire delle crepe che a oggi sono purtroppo evidenti.