Qualcosa di grosso, anzi, di grossissimo, si sta muovendo nel mondo del golf professionistico.
Iniziamo dall’Asia.
Ora: forse non lo sapete, ma, com’era facilmente prevedibile, l’Asian Tour è uscito parecchio malconcio da queste due infinite stagioni di pandemia.
A soccorrere il circuito del Far East è arrivato lo Squalo Bianco, in arte Greg Norman, che, con 200 milioni di dollari fruscianti elargiti dal fondo sovrano dell’Arabia Saudita, da gennaio 2022 garantirà al circuito asiatico per i prossimi dieci anni dieci nuovi tornei a stagione.
La mossa dei sauditi non deve sorprendere più di tanto, visto che da qualche tempo il principe ereditario Mohammad Bin Salman è deciso a fare del suo regno una nuova golf destination extra lusso.
Dal canto suo, l’australiano Norman, nominato CEO della LIV Golf Investments con base saudita, ha dichiarato che questo primo passo è solo l’inizio di un’avventura che pare puntare decisa all’organizzazione di un World Tour, che, come già anni fa sognava lo Squalo Bianco, dovrebbe vedere impegnati in futuro tutti i best players del mondo.
Per ora, ciò che trapela è che il Saudi International, torneo dello European Tour, nel 2022 diventerà l’evento di punta del nuovo Asian Tour. A questa manifestazione, come già anticipato in precedenza, ne saranno aggiunte altre dieci ogni stagione per dieci anni.
Questo sul fronte asiatico/saudita.
Dal Regno Unito, invece, non mollano l’osso i fan della Premier Golf League, già annunciata al mondo lo scorso giugno e in procinto (dicono) di partire a gennaio 2023, con super mega tornei previsti tra gennaio e agosto.
Un format di diciotto tornei senza cut sulla distanza di sole 54 buche, con quarantotto giocatori nel field, un primo premio di oltre quattro milioni di dollari a torneo e una finalissima da venti milioni più bonus dovrebbero piacere parecchio ai top players, che per ora però snobbano grandemente il progetto. Ma a Londra, nonostante il Pga Tour e l’European Tour abbiano vietato ai propri giocatori di aderire all’iniziativa pena l’espulsione dai circuiti, Andrew Gardiner, l’ex bankster a capo della Premier Golf League, non demorde e rilancia con i soldi del fondo di investimento del World Golf Group Ltd..
Vedremo.
L’esperienza insegna che generalmente i campioni inseguono sì le vittorie, ma anche e soprattutto i dollari, e poco importa se provengono dalle casse saudite o britanniche.
Ciò che comunque appare certo è che i prossimi saranno anni golfisticamente assai interessanti.