Cinque buche che hanno ispirato l’Augusta National
Quando Bobby Jones chiamò Alister Mackenzie per progettare insieme l’Augusta National, il britannico era all’apice della sua carriera di disegnatore.
Aveva infatti già firmato 77 dei 79 campi che costituiscono il patrimonio golfistico che ci ha trasmesso.
L’Augusta National é il numero 78, e l’ultimo sarebbe stato, nel 1934 (anno della sua morte), il Regent Park Golf Club di Bolton, in Inghilterra.
Nell’ideare quello che sarebbe diventato uno dei percorsi più iconici del mondo, Mackenzie ha inevitabilemente (e probabilmente anche un pò inconsciamente) attinto al suo enorme portofolio e pescato nella sua memoria i dettagli di campi non disegnati da lui, ma che lo avevano impressionato.
Ed é per questo motivo che in alcune buche dell’Augusta National troviamo delle forti (a volte fortissime) somiglianze con buche di altri percorsi, più o meno celebri.
Vediamone alcune.
Buca 5 – Magnolia
Fateci caso.
La Magnolia Hole é la Road Hole rovesciata, e se sostituite ai vecchi capanni della ferrovia i filari degli alberi, il gioco é fatto.
Certo, la buca 5 presenta il grande vantaggio di non avere quell’odioso bunker a bordo green.
Mackenzie, chiaramente, non ha disegnato St.Andrews, ma é stato consulente per il Royal & Ancient Golf Club, ed ha avuto così modo di studiare il gioiello di Tom Morris.
Buca 6 – Juniper
L’architetto britannico ha scelto di creare una buca sul modello Redan.
E cioè un par 3, più largo che lungo, sviluppato sul lato sinistro rispetto al tee box, con pendenza accentuata verso il fondo del green e protetto da un bunker.
Ho appena descritto la buca 15 del North Berwick Golf Club,percorso disegnato da Davie Strath e ben noto a Mackenzie.
Buca 9 – Carolina Cherry
Il Cavendish Golf Club di Buxton nel Derbyshire, disegnato da Mackenzie nel 1925, é spesso indicaro come il percorso che ha ispirato l’Augusta National.
Cambi di altitudine delle buche ottenuti sfruttando la conformazione del terreno più che il movimento terra e greens con marcate pendenze sono gli ingredienti del gioiellino disegnato dal britannico nella sua terra natale.
La formula l’ha poi potuta riprodurre ad Augusta.
E così, se vi capiterà di giocare la buca 5 in Inghilterra, vi sembrerà di affrontare il terribile attacco del green della Carolina Cherry.
Buca 13 – Azalea
La buca 10 dell’Alwoodley Golf Club di Leeds si può definire la gemella di una delle buche più celebri dell’Augusta National.
Entrambe sono concepite per ricompensare il giocatore che si prende dei rischi.
I tee shots in salita atterrano su fairways che girano seccamente verso sinistra, i giocatori sul secondo colpo hanno la palla più alta dei piedi e devono cercare un draw accentuato se vogliono prendere il green in due colpi.
Nel disegnare la buca che chiude l’Amen Corner, Mackenzie aveva ancora bene in mente questo mix, nonostante fossero passati 27 anni.
Buca 16 – Redbud
Se giocherete allo Stoke Park Golf Club nel Buckingamshire, arrivati alla buca 9 proverete un deja vù.
Quando Hary Colt, che collaborò ripetutamente con Mackenzie, disegnò il campo originario, questa era la buca 7, ma aveva già tutte le caratteristiche che Alister avrebbe riprodotto nella Redbud.
Ma la cosa veramente curiosa é che i restyling subiti nel tempo dalle due buche sono stati pressoché identici.
Mancano 13 giorni al Masters…