Come é cambiato l’Augusta National nel tempo?

Come é cambiato l’Augusta National nel tempo?

Il primo Major dell’anno ha preso il via sul percorso dell’Augusta National, la creatura di  Alister MacKenzie, che ha trasformato le Fruitland Nurseries, la tenuta acquistata da Bobby Jones e Clifford Roberts, nel campo che é tra i più iconici del mondo.

Il tracciato ha subito negli anni svariate modifiche (ultima in ordine di tempo, l’arretramento del tee della buca 13, ‘Azalea’, che ora misura 35 yards in più).

Vediamo quali sono state le più significative.

1. Inversione dell’ordine delle buche

Ne abbiamo già parlato; dopo la prima edizione, disputata partendo dalla Camellia, venne deciso di invertire l’ordine di gioco delle buche.

Così facendo, l’Amen Corner venne collocato nelle buche di ritorno, gettando le basi per la nascita di un pilastro della storia del nostro sport.

2. La nuova buca 16

Nel 1945 Robert Trent Jones realizzò un nuovo green, di fronte al precedente.
L’anno successivo, un ruscello antistante il green stesso venne trasformato in uno stagno, dove oggi i gocatori danno vita, durante i giri di pratica, alla tradizionale sfida facendo rimbalzare la palla sul pelo dell’acqua.

3. Arretramento di due greens

Nel 1938 l’architetto Perry Maxwell, lavorando a quattro mani con Bobby Jones stesso, progetta e realizza lo spostamento dei greens delle buche 7 e 10, arretrandoli di molto rispetto alla posizione originale.

4. Restyling della buca 7

Tra il 2002 ed il 2006 la ‘Pampas’ ha subito diversi interventi.

Prima é stata ampliata, poi é stata ristretta ed allungata, passando da 360 a 450 yards e diventando uan delle buche più toste del percorso.

Per rendere l’idea, in questo preciso momento, con il primo giro in pieno svolgimento, la media dei colpi di questo lungo par 4 si attesta a 4,27.

5. Allungamento del percorso

Sempre nel 2002, l’Augusta National ha subito un complessivo allungamento, che ha interessato, in particolare, le buche 1-7-9-10-11-13-14-18.

La decisione fu presa dal Board, allora guidato da Wiiliam “Hootie” Johson, come “risposta” alle prestazioni dal tee di Tiger Woods e Phil Mickelson.

6. Nuovo disegno della buca 5

Dopo la radicale trasformazione del 2003, la ‘Magnolia’ subisce nuovi interventi nel 2019.

Viene realizzato un nuovo tee, che porta la buca a 495 yards (un monster par 4), vengono riposizionati i bunkers del fairway, dopo avere modificato il tracciato della Old Berckmans Road.

7. Lavori alla buca 8

Nel 1956 Clifford Roberts appiattisce il mound che circonda il green della buca 8, al fine di agevolare la visione del gioco da parte degli spettatori.

Ma, 23 anni dopo, Byron Nelson e Joe Finger decidono di ridare alla buca il suo aspetto orginario, ricreando il dislivello.

8. L’Eisenhower Tree

Nel 2014 l’Augusta National perde un “pezzo” storico.

A seguito di una tempesta, l’Eisenhower Tree, inquilino storico del fairway della buca 17, subisce danni tali da richiederne la definitiva rimozione.

Il pinus taeda aveva ricevuto il nome di battesimo legato al 34mo Presidente degli Stati Uniti a causa della intensa attività di lobbying intrapresa da Eisenhower stesso al fine di ottenere l’abbattimento dell’albero che, a sua detta, interferiva con il suo gioco.

9. Rae’s Creek

Nel 1980 si decide di aumentare il flusso dell’acqua nel fossato che corre lungo il lato sinistro della buca e poi taglia il fairway davanti al green,

La decisione viene rivista nel 1995, a seguito di ripetute critiche, come quelle di Ben Crenshaw.

Non ho certo esaurito la lunga lista degli interventi che ha subito la sede del Masters Tournament.

E, soprattutto, ne vedremo molti altri, per lo più legati al problema delle distanze raggiunte dai giocatori.

A tal proposito Fred Ridley, Presidente in carica del Board, un paio di anni fa, proprio nell’ambito del dibattito sulle distanze, aveva rivelato che esiste la possibilità di portare la lunghezza complessiva del percorso, che ora misura 7.545 yards, fino a 8.000.

Un bel salto in avanti dalle 6.700 yards del 1934…


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