Cosa aspettarci dal golf del 2024

Con la nuova stagione del Pga Tour alle porte (si inizia alle Hawaii il 4 gennaio) e quella del Dp World Tour che debutta a Dubai il prossimo giovedì, proviamo a fare un recap dei temi che con ogni probabilità saranno di tendenza in questo 2024.

Partiamo dall’accordo Rahm-LIV: lo spagnolo non difenderà il titolo questa settimana al Sentry Tournament del Pga, mentre inizierà la sua annata a metà febbraio in Messico col circuito saudita. Sarà interessante soprattutto osservare Jon in azione nel corso dei Major, in particolar modo ad Augusta dove varcherà i cancelli di Magnolia Lane da defending champion.

A proposito del Masters, chissà se il 2024 sarà l’anno in cui finalmente Rory McIlroy  conquisterà la sua prima giacca verde e con essa il Grande Slam della carriera. Purtroppo per lui dovrà vedersela non solo con gli avversari soliti del circuito americano, ma pure con i tipini tosti del LIV. Un esempio? Koepka, che l’anno scorso si è portato a casa un Pga Championship azzerando la narrazione secondo cui i giocatori che hanno aderito al circuito saudita avrebbero perso la capacità di lottare e di vincere tornei pesanti. E, a dirla tutta, con Rahm nel gruppo di Bin Salman, la guerra tra i due circuiti si fa ancora più interessante dal punto di vista sportivo.

A proposito: il 31 dicembre non è stato firmato l’accordo tanto sbandierato nel 2023 tra americani e sauditi per un tour mondiale che inizi a partire dal 2025. L’ok definitivo pare essere slittato ad Augusta: sarà interessante notare se sarà Jay Monahan, l’attuale CEO del Pga Tour, ad apporre la sua firma in calce al contratto, o se nel mentre il tanto osteggiato Jay non sarà stato sostituito da qualcun altro verso cui i giocatori ripongono più fiducia. Eh sì, perché la guerra interna al Pga Tour tra il CEO e una gran parte dei suoi campioni (ai quali recentemente si è aggiunto a gran voce Viktor Hovland) è forse più interessante e violenta di quella parallela con il LIV.

Tornando sul campo, si attendono conferme importanti da Aberg e dallo stesso Hovland, i giocatori più caldi al termine del 2023; per quanto riguarda invece Tiger vedremo se, come ha anticipato lui stesso a dicembre, nel 2024 sarà in grado di prendere parte ad almeno 6 tornei, anche se, così stando le cose dal punto di vista fisico, temo che l’x numero 1 del mondo non possa avere grandi chance di essere competitivo. Però si sta parlando di Tiger, quindi mai dire mai.

In Europa, occhi puntati sui 9 azzurri impegnati sul DP World Tour e soprattutto sulle Olimpiadi che si terranno a Parigi tra luglio e agosto: il torneo di golf si giocherà al National, un campo dove in passato sia Migliozzi che Chiccuzzo ci hanno fatto sognare, per cui incrociamo le dita.

Inoltre il 2024 sarà probabilmente l’anno di nuove rivendicazioni economiche da parte dei campioni americani, che, forti della concorrenza del circuito saudita, stanno strappando al Pga Tour milioni di dollari ancor prima di scendere in campo (un esempio? Il Pip…). E, siccome a pensare male si fa peccato ma raramente si sbaglia, il “cappello-gate” di cui è stato protagonista Patrick Cantlay a Roma alla Ryder Cup potrebbe essere solo un assaggio delle rivendicazioni economiche che probabilmente scopriremo quest’anno swing dopo swing.

Infine, un occhio andrà tenuto sull’eventuale aumento della distanza media del drive sul Pga Tour: è interessante notare come in passato ci sono voluti  otto anni per guadagnare solo 3 yard di lunghezza passando dalle 286 di media del 2004 alle 289 del 2012, mentre più recentemente, sempre considerando un arco di tempo di 8 anni (2015/2023) l’aumento è stato di ben 10 yard nette: 289 contro 299. Forse è stata questa velocizzazione della crescita della gittata media dei driver a convincere i governing bodies del golf mondiale a puntare su una palla che voli meno. Chissà.

In ogni caso…Stay tuned: si inizia giovedì alle Hawaii!


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