Nonostante l’annata di Matteo Manassero fosse iniziata con due promettenti secondi posti alle prime gare dell’Alps Tour, fino a poche settimane fa la sua stagione sul Challenge Tour si stava rivelando deludente.
Sarà stato l’alto livello dei field, i percorsi più difficili oppure un’aspettativa troppo alta, fatto sta che ad eccezione di qualche giro strepitoso, “Manny” faticava ad ingranare.
Un esempio è il suo primo giro in 64 colpi al Dormy Open in Svezia, che lo messo leader per poi terminare il torneo in 47ª posizione.
Uno dei primi “click” che ho visto fare a Matteo è stato nei giorni in preparazione al secondo torneo in Danimarca dopo aver mancato il taglio durante il primo.
Mi ricordo che il giorno prima del torneo il tempo era pessimo ed il campo era chiuso per via della ProAm.
Io sono arrivato al golf con estrema calma e mi sono ritrovato Manny da solo e tutto “bardato” da pioggia di ritorno dal percorso adiacente per provare il drive con più pressione.
Tra me e me mi sono detto: “questo si che vuol dire allenarsi!”.
Infatti il giorno successivo, ha fatto un giro bogey free in 66 colpi superando condizioni di gioco difficilissime su un campo veramente complicato.
Purtroppo, anche per quella gara non è riuscito a mantenere il rendimento per quattro giri ed è terminato al 31° posto.
Il suo secondo click l’ho visto in seguito al taglio mancato alla gara in Olanda la settimana successiva.
È la prima volta dopo tanto tempo che ho visto nei suoi occhi della “cattiveria agonistica”.
È quella sensazione di arrabbiatura mista alla voglia di rifarsi.
La presenza della sua Performance Coach, Alessandra Averna, sicuramente l’avrà aiutato a trasformare l’arrabbiatura in spinta, però quando si vede quello sguardo in un giocatore della caratura di “Manny, qualcosa di bello è in procinto di accadere.
Così è stato.
La settimana seguente è arrivato in Inghilterra ed ha fatto la sua prima top ten di stagione terminando al settimo posto.
Un risultato che sicuramente ha segnato un cambio di marcia ed un’enorme iniezione di fiducia per Matteo.
Partecipare a quella gara ha significato rifiutare l’invito per l’Open d’Italia, scelta sicuramente molto sofferta.
La riconferma è arrivata settimana scorsa in Germania dove ha segnato la seconda top ten consecutiva.
Matteo Manassero secondo me è un giocatore che ha una classe ed un talento strepitoso.
Quando lo vedo in campo pratica penso sempre: “si vede che lui è una Ferrari!”
Il Challenge Tour per Manny è come per una Ferrari girare in città, gli sta un po’ stretta.
Tuttavia, sono sicuro che finalmente questa super car golfistica, sia quasi arrivata allo svincolo per l’autostrada, dove potrà finalmente liberare i suoi cavalli.
Io non vedo l’ora che arrivi questo momento.