Gli elevated events sono un’arma a doppio taglio?

Gli elevated events sono un’arma a doppio taglio?

Gli echi del Masters Tournament, vinto da un magistrale Jon Rahm, si sono appena spenti.

Il PGA Tour fa tappa all’Harbour Town Golf Links, per disputare un classico del calendario, l’RBC Heritage, che da quest’anno fa parte degli elevated events.

Questi tredici eventi sono il fulcro della nuova impostazione data alla schedule del Tour, imperniata sull’impegno dei top players a partecipare a tali eventi, con la franchigia di un solo evento.

Ebbene, sembrerebbe che all’entusiasmo iniziale per la novità stia subentrando un crescente nervosismo.

Rory McIlroy, uno degli “sponsor” della nuova stagione del PGA Tour, dopo la cocente delusione del taglio mancato al Masters, nella mattinata di lunedì scorso ha comunicato il suo ritiro dall’RBC Heritage.

Il nord irlandese aveva già saltato il Sentry Tournament of Champions nel mese di gennaio, e con la seconda assenza ha fatto scattare la regola che prevede la sanzione da parte del PGA Tour, che nella giornata di giovedì ha comunicato di avere decurtato di 3 milioni di $ il bonus ricevuto da McIlroy per il Player Impact Program 2022 (12 milioni di $).

Ora, la multa é sicuramente ingente, anche se credo che non ridurrà McIlroy in miseria.

Ma é la punta dell’iceberg.

Uno dei frontmen del PGA Tour viola apertamente una regola, conoscendone peraltro le conseguenze , come hanno sottolineato alcuni suoi colleghi.

“Sapeva quali sono le regole. Così, sapeva anche che (la multa) sarebbe arrivata. Ha un sacco di soldi, non gli importa di quei tre milioni” ha dichiarato Joel Dahmen.

“Le regole sono regole. Così, quello che voglio dire, é che sta succedendo molto di quello che lui stesso ha voluto. E l’ironia sta nel fatto che lui non é qui” é invece il pensiero di Xander Schauffele.

Ad oggi, dopo solo quattro mesi di calendario gare, gli elevated events disputati sono già cinque, di cui tre nel solo mese di marzo (Arnold Palmer Invitational, The Players Championship e WGC – Dell Technologies Match Play), tutti di seguito.

E, dopo quindici giorni, c’é stato il Masters.

Le prestazioni dei top players hanno risentito di questo tour de force.

Giusto per fare un esempio, Jordan Spieth al Masters ha dichiarato di essere “mentalmente affaticato” per avere “giocato troppo a golf”, piazzandosi comunque tra i top five grazie ad un bellissimo quarto giro.

Jon Rham aveva paventato a sua volta la possibilità di non presentarsi a Hilton Head, ma la responsabiità della Green Jacket sulle spalle lo ha fatto soprassedere, e lo spagnolo ha preso regolarmente il via (attualmente occupa la 16ma posizione a pari merito).

Insomma, sembrerebbe proprio  che lo sforzo fatto dal PGA Tour per trattenere i migliori giocatori e “proteggersi” dal rischio LIV Golf si stia rivelando un’arma a doppio taglio.

Adam Scott, neo-Presidente del Player Advisory Council, pur riconoscendo il fatto che il calendario é fitto, é convinto di vedere la luce in fondo al tunnel.

“Sì, in effetti il calendario é molto denso, ma sapevamo tutti che sarebbe stato un anno di transizione”

“Così dobbiamo affrontare la cosa per quest’anno, perché il Tour ha programmato la cadenza corretta (degli elevated events, NDR) per la prossima stagione”.

Non possiamo che prendere atto di quanto affermato dall’australiano.

Tuttavia, a me resta il dubbio che il PGA Tour non abbia tenuto conto del fattore umano.

Anche se sono professionisti, tra i più forti al mondo, non sono indistruttibili.


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