A cinque tornei (più una finalissima a Dubai) dal sipario sulla stagione europea 2021, con l’Open di Spagna alle porte con i suoi preziosi 2.750 punti della Race in palio, tocca iniziare a fare un primo punto sulla situazione degli otto azzurri con carta piena impegnati sul Tour del Vecchio Continente.
Tra tutti, Guido Migliozzi, forte dei suoi due secondi posti e soprattutto della quarta piazza conquistata allo U.S. Open, si staglia al 12° posto della corsa verso Dubai: per lui le porte della finalissima di fine novembre sono spalancate tanto quanto lo è la buca quando approccia Jordan Spieth.
Diverso il discorso per i pur ottimi Francesco Laporta (49°) ed Edoardo Molinari (69°), che quella stessa finale al Jumeirah Golf Estates tra i top 50 dell’European Tour se la devono ancora sudare (e dunque iniziamo a incrociare le dita per loro).
Da qui in poi il discorso si fa diverso per gli altri azzurri in campo.
Iniziamo da Francesco Molinari, che è sceso addirittura al 133° posto nella Race: in fondo, però, poco importa la sua classifica, visto che il suo successo al The Open gli concede l’ “immunità” in tema carta.
Passiamo al difficile, dunque, con Bertasio, Paratore, Gagli e Pavan tutti ben oltre la 110° posizione in classifica, l’ultima a concedere la carta piena per la prossima stagione del 2022.
E qui si apre un vero e proprio paradosso del regolamento dello European Tour, con Andrea Pavan, 282° nella Race, che, grazie alla sua ultima vittoria datata 2019 e ottenuta in Germania, ha comunque diritto alla carta piena anche per l’anno prossimo, quando invece Renato Paratore, 150° in classifica e trionfatore del British Masters 2020 in piena pandemia, deve ancora guadagnarsela tutta. Perché, vi starete chiedendo. Ebbene, la risposta sta, come anticipato qualche riga più su, nel regolamento del Tour, che ha deciso letteralmente di “congelare” la scorsa stagione, ovvero quella funestata dal Covid, e con essa tutti i suoi risultati, che dunque non sono ritenuti validi ai fini della carta.
Morale: vale più un successo del 2019, che uno del 2020.
C’est la vie sul circuito.
Alla lista degli azzurri fin qui esaminata, mancano ancora Nino Bertasio (126°) e Lorenzo Gagli (206°).
A oggi, a differenza del toscano, per una dozzina di punti Nino sarebbe dentro l’elenco dei giocatori con pieni diritti di gioco per il 2022: se è vero, infatti, che la carta viene mantenuta dai top 110 della Race, è anche vero che questo elenco di fortunati si allunga fino al 127° giocatore (Larrazabal NdR) se si vanno a escludere tutti quelli posizionati davanti a senza i necessari requisiti per stare sul Tour.
Ciò non toglie che Bertasio (e con lui Gagli) ha davanti a sé quattro tornei in cui gareggiare a gas aperto per conquistare più punti possibili.
E però, in questo 2021 di alti e bassi, c’è ancora un fattore di cui tener conto in vista della carta europea: è la cosiddetta “Safety Net” inventata dal circuito. Sostanzialmente, a causa della pandemia e di delle difficoltà a essa correlata, tutti i giocatori oltre la 110° posizione nella Race, avranno diritto nel 2022 a una “rete di sicurezza”, grazie alla quale otterranno comunque una categoria di gioco appena dietro ai 110 e ai top 20 del Challenge Tour.
Tradotto, significa che dovrebbero riuscire a disputare un 70% dei tornei in programma.
Detto questo, da giovedì il circo del Tour si sposta per tre settimane in Spagna, per poi volare in Portogallo e poi a Dubai per l’Aviv Championship, l’ultimo appuntamento della regular season prima della finalissima del DP World Tour Championship: c’è tempo e spazio per gli azzurri per recuperare terreno e, perché no, anche per fare il colpaccio.