Nelle ultime settimane ho seguito con attenzione la guerra termonucleare che si sta scatenando nel mondo del golf tra il Pga Tour e Greg Norman, CEO del nuovissimo e ricchissimo circuito della LIV Golf Series a base saudita.
Come probabilmente saprete, da una parte c’è la posizione monolitica assunta dal tour a stelle e strisce, che non permette ai propri giocatori di prendere parte ai tornei super milionari organizzati a partire da inizio giugno dallo Squalo Bianco (pena la squalifica dalle gare del circuito Pga), dall’altra c’è Greg Norman che sostanzialmente fa quello che ha sempre sognato di fare da trent’anni a questa parte: provare ad abbattere a picconate (e pure con carte bollate e probabilmente avvocati) il monopolio statunitense del grande golf mondiale.
In mezzo, sulla linea del fronte, ci sono i giocatori: tra loro, c’è chi come Rory o Morikawa o Thomas o Tiger ha prontamente dichiarato la propria fedeltà al Pga Tour, dall’altra ci sono gli altri (tra questi si racconta ci siano Mickelson, Garcia, Westwood e Poulter), che sono pronti a fare il salto verso i sauditi nella loro ribadita veste di “indipendent free contractors”.
Come finirà? Probabilmente in tribunale.
Nel mentre, al netto delle polemiche sui milioni (anzi, miliardi) sauditi e del conseguente sport washing, permettetemi qualche personalissimo ragionamento sul caso.
Mi sono chiesta: che cosa vuole Greg Norman? Ovviamente che i grandi nomi del golf mondiale prendano parte ai suoi nuovi tornei. E cosa vogliono i grandi nomi del golf mondiale? Milioni di dollari? Certo che sì, ma non solo.
In primis, i vari Spieth, McIlroy, Thomas, Rahm, Scheffler, Morikawa e via discorrendo, giovani e baldanti tipini fini che di milioni ne hanno già fatti a palate, vogliono entrare negli annali sportivi. Vogliono vincere titoli che abbiano uno spessore storico e di tradizione e dunque non solo economico. Vogliono i major. Vogliono abbattere i record. Vogliono avere il loro nome affiancato a quelli di Jack Nicklaus, Ben Hogan, Sam Snead, Arnold Palmer, Byron Nelson. Vogliono in definitiva quello che vogliono tutti i grandi assi sportivi: essere riconosciuti dalle masse come i migliori. Non come i più ricchi.
Ora: chi attualmente può fornire a questi campionissimi la possibilità di assurgere nell’Olimpo della storia del golf? Il Pga Tour. Punto. Non la LIV Golf Series, i cui tornei, per come sono stati immaginati e disegnati, finora paiono più un ricchissimo baraccone da circo, che titoli prestigiosi a cui aspirare.
Morale: se c’è una cosa che Greg Norman deve ancora imparare, oltre a come non gettare nel vento titoli Major già vinti, è che i soldi comprano molte cose. È vero. Ma evidentemente, almeno per ora, non comprano i golfisti migliori.