Il ritiro di Jon Rahm dal Memorial Tournament

Il ritiro di Jon Rahm dal Memorial Tournament.

Volendo parafrasare un celeberrimo commento di un famoso giornalista sportivo, potrei dire

“Clamoroso al Muirfield Village!”

Partiamo dall’inizio.

Il giocatore spagnolo ha appena terminato con un imperioso 64 il suo terzo giro del torneo.

Ha consolidato  la sua posizione che lo vede saldamente al comando con sei colpi di distacco su Colin Morikawa e Patrick Cantlay.

Per gli amanti della statistica, va ad eguagliare il record per il distacco più ampio dopo 54 buche, detenuto da Tiger Woods sin dal torneo del 2000.

E con 18 sotto par dopo il terzo giro, va anche ad impattare il record che apparteneva dal 1987 allo statunitense Scott Hoch.

A questo punto accade qualcosa.

Jon Rahm, mentre sta dirigendosi alla recording area, viene fermato da due officials del PGA Tour, il vice-presidente anziano Andy Levinson (che ha supervisionato il protocollo COVID) ed un medico del Tour.

Non avendo idea di cosa stiano riferendo i due al giocatore spagnolo, il fatto di vedere Rham chinarsi e prendersi il viso tra le mani ha preoccupato tutti coloro che hanno assistito alla scena, dagli spettatori agli addetti ai lavori.

“Non di nuovo” ha sussurato il campione spagnolo asciugandosi le lacrime.

Come rivelato da Dottie Pepper, cronista sul campo della CBS, Jon Rahm aveva appena saputo che era risultato positivo al test COVID 19.

Pertanto, in applicazione del protocollo del PGA Tour, ha dovuto immediatamente ritirarsi dal torneo ed isolarsi per iniziare il periodo di quarantena di dieci giorni.

Per completezza di cronaca, va detto che Rahm era sotto osservazione in base alle procedure di contact tracking del protocollo, poichè entrato in contatto con un soggetto (non identificato) positivo al virus.

Quanto accaduto ha acceso una accanita discussione che coinvolge addetti ai lavori, giornalisti e tifosi, che continua tuttora, con il quarto ed ultimo round in corso.

Tale discussione si è divisa in due filoni distinti.

Il primo riguarda l’applicazione del protocollo anti COVID da parte del PGA Tour.

Francamente, non mi sembra che sia un filone costruttivo, dato che non è possibile derogare ad un protocollo.

Voglio pensare che chi ha scritto “Perchè non gli hanno fatto giocare da solo l’ultimo giro?” abbia commentato spinto più dalla passione cha dalla ragione.

Il secondo aspetto della discussione è invece assolutamente condivisibile, e riguarda il modo in cui Jon Rahm ha appreso la notizia.

Persino i cronisti della CBS si sono detti “scioccati” di come il PGA Tour ha gestito la cosa.

Perchè gli officials hanno scelto un luogo così visibile come l’uscita dal green della 18 per comunicare allo spagnolo una notizia così grave, quando a pochi metri da lì c’era la club house di Muirfield dove gestire questo spiacevole evento in completa privacy?

La discussione non finirà presto.

Jon Rahm potrà tornare in campo, in caso di test negativo, appena due giorni prima dello U.S, Open di Torrey Pines.

E’ il  percorso dove lo spagnolo vinse il suo primo titolo sul PGA Tour quattro anni fa.

Suerte, Jon!


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