La buca 16 del Waste Management Phoenix Open

La buca 16 del Waste Management Phoenix Open.

Se pensiamo ad un torneo di golf professionistico, abbiamo ben presente quale debba essere l’atteggiamento degli spettatori.

Ma gli Stati Uniti sono la terra delle eccezioni che confermano la regola.

E il Waste Management Phoenix Open porta dentro di sé l’eccezione per eccellenza.

La buca 16, un par 3 di 163 yards, é una realtà unica sul PGA Tour (ma, mi sento di dire, su tutto il pianeta del golf professionistico).

All’interno dei confini di questa franchigia universalmente riconosciuta, la pratica del golf abbandona i canoni del gesto sportivo per avvicinarsi a quelli di un rito tribale.

Nel Coliseum, nome con il quale é universalmente conosciuta la buca, saltano tutte le convenzioni tradizionali.

Le tribune innalzate intorno alla buca possono ospitare più di 200.000 persone (durante il moving day del 2018 registrate 216.000 presenze).

I professionisti qui raggiungono un livello di interazione con i tifosi non riscontrabile su qualunque altra buca di un torneo professionistico (considerando però che loro stessi si presentano sul tee con un atteggiamento in perfetta sintonia con l’atmosfera).

Il clima di festa é quasi leggendario.

Dalla sua istituzione, brindisi, esultanze e stimoli reciproci tra giocatori e pubblico hanno contraddistinto il gioco.

Sia durante i giri di prova che durante quelli di gara.

Quest’anno un concerto tenutosi all’interno dell’arena la settimana scorsa ha rappresentato un ulteriore passo in avanti nel cammino di originalità di questo evento.

Nel corso degli anni sono stati tantissimi i  momenti che hanno scatenato l’entusiasmo e la commozione del pubblico.

Voglio ricordarne due, in particolare, e sono entrambi delle hole-in one (in totale sono nove quelle realizzate).

Nel 2011 fu il turno di Jarrod Lyle, giocatore australiano amato dal pubblico e dai suoi colleghi, che nel 2018 fu sconfitto dalla leucemia dopo una lunga battaglia.

Nel decennale della sua impresa, gli fu dedicato un tributo proprio sul battitore della buca che lo vide gioire.

(fonte Rob Schumacher – The Republic)

Nel 2015 fu invece il turno del nostro Francesco Molinari, ultimo giocatore (ad oggi) ad avere realizzato l’impresa.

Durante il terzo giro, con in mano un pitching wedge, eseguì il colpo perfetto verso la buca che si trovava a 133 yards (durante il torneo si utilizzano tutti i tees).

(fonte YouTube)

Siete pronti per lo spettacolo?


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