La Solheim Cup o il Tour Championship?

La Solheim Cup o il Tour Championship?

Faccio una domanda secca.

Sabato e domenica scorsi, se avete guardato il golf, oltre al nostro Open cosa avete guardato? La Solheim Cup o la finale del PGA Tour?

Io avevo un occhio al Marco Simone ed uno a Inverness, e ho la sensazione di non essere stato l’unico.

La sovrapposizione, quanto meno su due giorni, dei due eventi negli Stati Uniti ha evidenziato alcuni aspetti importanti e delicati.

L’edizione disputata ad Inverness ha confermato, dopo quella di Gleneagles, che la Solheim Cup é cresciuta e si é ritagliata, meritatamente, un posto tra gli eventi golfistici che contano.

Il livello di gioco espresso nei singoli del lunedì mi ha ricordato molto quello che ho visto quando ho seguito l’edizione di Gleneagles.

E vedere un altro putt decisivo imbucato per vincere la Coppa é stato altrettanto emozionante.

A Gleneagles toccò a Suzann Petterssen, una veterana.

Stavolta é toccato a Matilda Castren, la rookie finlandese, che con un formidabile recupero dal bunker ha chiuso la 18 in par, garantendo il mezzo punto che ha blindato la Coppa nelle mani del Capitano Catriona Matthew.

Peraltro, la Castren ha rivelato che, ogni volta che usciva dallo spogliatoio, soffermava il suo sguardo sull’immagine della Petterssen esultante nel 2019, che era appesa vicina alla porta.

E ora veniamo al Tour Championship.

L’attuale formula dei Playoffs del PGA Tour, ed in particolare quella applicata alla gara di East Lake, che assegna il titolo, piace poco o niente.

E il primo a dirlo é proprio Patrick Cantlay, il vincitore del Tour Championship, il campione FedEx.

I colpi di vantaggio attribuiti al leader in classifica all’inizio del Championship hanno, di fatto, “spento” l’entusiasmo sia dei tifosi che dei giocatori.

La reazione di Cantlay dopo avere imbucato il putt per il birdie alla 72ma buca é significativa di tale stato d’animo: si é tolto il cappello ed ha accennato un sorriso.

Niente a che vedere con la reazione di Jon Rahm dopo avere imbucato il putt decisivo allo U.S. Open.

Proprio Rahm é stato il primo ad esternare il suo mancato gradimento per la formula attuale del Championship.

E la sorte ha voluto che proprio lui arrivasse al secondo posto, staccato di un solo colpo da Cantlay, risultato notevole, considerando che era partito con ben 4 colpi di ritardo dal leader.

In sostanza, le emozioni che chiunque si sarebbe aspettato di provare assistendo alla finale di East Lake, sono in realtà arrivate dalle tre giornate di Inverness.

Quindi, il PGA Tour avrà un (altro) argomento di riflessione.

Nel frattempo, io ricorderò il putt della Castren e non quello di Cantlay.


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