Occhi puntati su Justin Thomas

E così siamo arrivati a un solo torneo dalla fine della Regular Season del Pga Tour: calato il sipario sul Wyndham Championship di questa settimana, si entrerà nella fase bollente dei play off della Fedex, con i primi 70 giocatori in classifica che staccheranno il biglietto per il primo dei tre appuntamenti conclusivi.

Sarà dunque una sette giorni di fuoco per tutti quei ragazzi del Pga Tour che fino a oggi sono ancora fuori dalla porta che spalanca l’accesso al FedEX St. Jude Championship del 10 agosto: tra loro, a sudarsi il posto nei top 70 del Pga Tour, oltre ad Adam Scott e a Shane Lowry, c’è pure Justin Thomas, quello che tra questi tre ha forse subito il peggior tracollo in classifica. Un tracollo che, a leggere le statistiche, ha covato sotto la cenere per un po’, prendendo il via dal rendimento sui green dapprima altalenante e poi totalmente insufficiente, per poi infettare tutto il gioco dell’americano

Per dire: negli ultimi 6 tornei disputati, Justin Thomas ha mancato il taglio per ben 4 volte, ma non solo: ha segnato anche due score oltre gli 80 colpi sia allo US Open, sia all’Open Championship. Si tratta di numeri che certamente non ci si aspetta da un campione del calibro dell’americano, che, tra l’altro, questa settimana si gioca anche un posto nel team a stelle e strisce di Ryder Cup.

È un momento davvero no, dunque, per Justin, piccolo re golfistico sin dall’infanzia, al quale, vista la precocità e i successi, è finora mancata l’esperienza della frustrazione e del fallimento: l’uomo che uscirà vivo da questa fase, sarà un Thomas completamente diverso, più resiliente e rafforzato. Ma ovviamente, prima di tutto, bisognerà uscire dal tunnel di cui sopra, magari anche parlandone, esattamente come sta facendo Justin davanti ai microfoni, rivendicando il proprio diritto all’insuccesso.

In un mondo che, in un crescendo di aspettative, esalta la prestazione e quell’individualismo che spesso sfocia nella solitudine, un campione che invece parla apertamente delle proprie difficoltà compie un atto rivoluzionario: da stella irraggiungibile si trasforma in essere normale, ripristinando il valore dell’umanità.

Nel frattempo si cambia putt, drive o swing, consapevoli del fatto che il buon golf è come la vita: non si può sollecitare, arriva lui. Prima o poi.


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