Perché Detry è finalmente diventato ciò che è

Attenzione, signori e signore, perché nell’anno santo della Ryder Cup, già ben tre giocatori europei (Straka, Rory e Detry) hanno vinto, anzi dominato, in terra americana nelle ultime quattro settimane. Che dire? Niente, se non che se son rose, fioriranno a fine settembre a New York.

Bene, bene, soprattutto se si guarda all’ultimo dei tre successi del Vecchio Continente sul Pga Tour, quello siglato domenica scorsa dal belga Thomas Detry, che finalmente, alla fresca età di 32 anni e dopo quasi dieci anni dal passaggio al professionismo, ha conquistato in modo esaltante la sua prima vittoria sui tour maggiori al rumorosissimo WM Phoenix Open.

Famoso in Europa per il talento straordinario di cui è dotato, ma anche per l’incapacità di chiudere quando partiva da leader nel quarto giro, Detry ha trovato la sua America in America.

Molto nervoso negli ultimi mesi trascorsi sul DP World Tour, Thomas pareva in balia di una comfort zone che lo stava paralizzando: stava molto comodo in Europa, ma non migliorava per niente. Non cresceva, mentalmente soprattutto. Anzi: si stava incartando sui suoi errori.

L’America invece gli ha dato la possibilità di ricominciare da zero: se sul DP era quello che non sapeva vincere, negli States Detry era quello che doveva imparare a vincere.

Un cambio di mentalità importante, che probabilmente gli ha aperto gli occhi, facendogli intuire che sbagliare non è una catastrofe, ma un passaggio fondamentale dell’evoluzione, una forma di armistizio con noi stessi, un modo per diventare migliori.Ed è proprio uscendo dalla comfort zone, quando si rischia, quando si sbaglia di più, che alla fine si cresce e si diventa, per dirla alla Nietzsche, ciò che si è.

Un campione, in questo caso.


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