Con la stagione del LIV che è ripartita dal Messico e con il Pga Tour che si è spostato a Pebble Beach, il fine settimana appena conclusosi ci ha raccontato un mucchio di cose, ma, tra le tante, una fa decisamente più rumore delle altre. Qual è? Prima di raccontarvelo, permettetemi un preambolo: mai come lo scorso weekend, il LIV avrebbe avuto da festeggiare. Niemann ha infatti segnato un 59 storico e poi, nonostante due colpi di penalità, ha apparecchiato un play off pazzesco vinto contro Sergio Garcia dopo un’infinità di buche.
Bello no? C’era sul piatto tanta trippa per gatti da raccontare, giusto? E però, la cronaca più del 59 del cileno, ci ha parlato del contemporaneo 60 di Wyndham Clarke registrato sul Pga Tour a Pebble Beach, e più dello spareggio tra i due latini, ci ha regalato una sequenza di immagini televisive da perdere il fiato dalla baia californiana di Carmel.
Tutto questo preambolo per dirvi cosa?
Che i miliardi di dollari dei Sauditi potranno comprare tutti i campioni che vogliono (non proprio tutti, a pensarci meglio NdR), ma non possono comprare ciò di cui ora avrebbero più bisogno: lo storytelling. Le grandi storie. Le narrazioni epiche. Quei racconti che passano di bocca in bocca nelle club house di mezzo mondo e che creano un legame con lo spettatore. Ed è lì invece che il Pga Tour non ha rivali: nella capacità di creare leggende golfistiche durature, quando invece i Sauditi, al massimo, sono in grado di comprare un minuscolo momento nella storia di questo sport.