Tony Jacklin e il golf moderno.
Tony Jacklin.
Open Champion 1969 e U.S. Open Champion 1970.
Capitano della squadra europea di Ryder Cup per quattro edizioni dal 1983 al 1989 (una sconfitta, due vittorie ed un pareggio).
In occasione della presentazione del suo libro recentemente pubblicato (“My Ryder Cup Journey”), scritto a quattro mani con con il giornalista Tony Jimenez, l’artefice della rinascita del Team Europe ha condiviso il suo pensiero sullo stato dell’arte del golf moderno.
Jacklin ha dichiarato che il golf é diventato “noioso”.
Ha anche aggiunto che gli interessa pochissimo vederlo in televisione.
E insiste sul fatto che gli organismi di governo dovrebbero intervenire sul problema della lunghezza del volo di palla.
Ciliegina sulla torta, il campione britannico si domanda “per quanto tempo ancora il PGA Tour consentirà agli amateurs della R&A e della USGA di decidere sulle regole del golf?”.
“Vorrei che il buonsenso prevalesse il prima possibile e che si agisse per fare i cambiamenti necessari semplicemente perché il gioco non é più interessante”
“(oramai il golf) consiste nel ‘picchiare la palla e nel putting contest’ ”
“Ovviamente, nessuno ascolta, e questi ragazzi giocano i wedges e il ferro 9, in media, su 11 buche a giro”
“Questo é il motivo per cui vediamo tanti giri in 61 e per cui, se il tempo sarà buono, l’anno prossimo a St.Andrews vedremo giri in 59 o, addirittura, in 58”
“Si suppone che la tecnologia sia di aiuto agli amateurs, i professionisti non ne hanno bisogno”
“Ritengo sia un argomento importante capire quanti campi diventeranno superflui per i professionisti dotati di equipaggiamento moderno”
Anche i cambiamenti intervenuti nelle regole non incontrano il favore di Jacklin.
“Per me un ostacolo d’acqua é un ostacolo d’acqua, non un’area di penalità”
“Ora puoi appoggiarci il bastone
Non so se nelle critiche mosse da Jacklin ci sia una componente di nostalgia o meno.
Alcune le trovo fondate, altre meno.
Ma lui é stato un Open Champion ed io no, per cui…forse ci capisce più lui…