La buona notizia è di qualche giorno fa: confermando il trend positivo degli ultimi mesi, nel 2021 i tesserati italiani sono aumentati di oltre 6.000 unità, arrivando a superare quota 93.000.
Conti alla mano, dunque, erano 87.380 i golfisti dello stivale un anno fa; sono oltre 93.000 oggi.
Molto bene, perciò. Ma i numeri, come ci tiene a evidenziare Dario Boeris, presidente del Golf Pinerolo e grande intenditore di statistiche golfistiche, ci dicono anche qualcos’altro. Ed è proprio su questo “qualcos’altro” che dobbiamo riporre la massima attenzione.
“In verità –spiega Boeris- i nuovi tesserati del 2021 non sono solo 6.000, ma molti di più: per l’esattezza sono 10.987. Il che è sicuramente un fatto positivo. Ma allo stesso tempo, bisogna sottolineare che lungo gli ultimi 12 mesi, strada facendo, circa 6.000 neo golfisti hanno contemporaneamente abbandonato il mondo del green. Ed è su questo dato che bisogna ragionare se si desidera consolidare ulteriormente la crescita del golf italiano”.
In effetti, a leggere bene tra i numeri, ciò che appare manifesto è che almeno dal 2014 molti neofiti iniziano a giocare ogni anno, ma, allo stesso tempo, nel raggio di 24 mesi, in media 7 su 10 di questi golfisti smettono di giocare e si allontanano dal golf.
Un numero enorme di loro, dunque, si disamora velocemente dello swing: perché questo accade è la domanda numero uno da porsi.
Perché dunque?
Secondo Boeris la risposta sta nell’approccio che fino a oggi i circoli hanno adottato nell’accoglienza nei confronti dei nuovi giocatori e che sarebbe totalmente da riformulare:
“La verità è che vendiamo male il golf. Tutti i club ormai organizzano gli Open Day, ma queste giornate in verità si trasformano immediatamente negli Open Day dello Swing e non del golf. In buona sostanza, significa che portiamo i neofiti solo sul tappetino del campo pratica, ma non sul campo, che è il vero motivo per cui hanno varcato i cancelli del circolo”.
Il risultato, secondo Boeris, è che dopo sei mesi sul tappetino abbandonato a lisciare la palla, il principiante si demoralizza e abbandona, senza mai aver provato l’ebrezza della bellezza del percorso, il verde delle buche, la velocità della pallina e l’adrenalina di un vero driver.
“Per prima cosa –conclude Boeris- con i neofiti non va toccato l’aspetto tecnico, ma ciò che è l’intrinsecamente bello del golf: bisognerebbe far conoscere al neo giocatore che cosa è realmente questo sport, perché il campo pratica è certamente importante, ma non rappresenta per niente la straordinarietà del gioco”.