Campo da golf allagato? SubAir System

È un weekend di primavera e siamo pronti a tirare delle “bombe” di drive ma è prevista pioggia e, ahinoi, arriva il terribile messaggio dal club che annuncia la chiusura del campo per impraticabilità. Quante volte ci è capitato?! Il problema della salute dei manti erbosi e delle “bombe d’acqua” è sempre più frequente ma c’è una soluzione chiamata SubAir System che aiuta i campi da golf a regolare le condizioni di fairway e green, anche dopo gli acquazzoni.

Di cosa si tratta? Partiamo dall’Augusta National.

Forse avrete notato durante lo scorso The Masters all’ Augusta National delle piccole grate di metallo in alcune zone del campo. Quelle griglie, e il ronzio meccanico che periodicamente si dipanava da esse, sono la parte visibile di un complesso sistema sotterraneo di ventilazione e drenaggio per il manto erboso. Si tratta, praticamente, di un gigantesco “condizionatore” per il campo da golf.

SubAir system golf

Una prima versione di questo sistema fu creato negli anni “90 da Marsh Benson, Senior Director Golf & Grounds del famoso club di Augusta.

La macchina, al tempo mobile, era collegata alla rete esistente di tubi di drenaggio sotto la superficie di rivestimento e si comportava come una gigantesco “stufa” che asciugava l’umidità del terreno. Da quel momento, il club ha dotato tutti i suoi green di unità permanenti interrate, da cui le grate. E ha esteso il sistema ad altre parti del percorso, comprese le principali zone di atterraggio dei fairway.

Originariamente, lo scopo principale di SubAir non era l’assorbimento di acquazzoni, come dichiara Crowe, il direttore del progetto dell’azienda che produce i sistemi.

“L’idea originale principale di Benson era quella di pompare aria nel verde dal basso per fornire aria fresca nella zona delle radici e che contribuisse a fornire un ambiente di crescita ottimale per le piante. La rimozione dell’acqua in eccesso, attivando la macchina al contrario, era secondaria.”

E oggi?

Ad oggi più di 500 altri campi di  golf, tra cui il Congressional e TPC Sawgrass, hanno sistemi SubAir, in una configurazione o nell’altra. Tra questi c’è anche il Northwood Club di Dallas (sede degli US Open nel 1952).

“Quando sono arrivato qui, nel 2005, avevamo un’unità SubAir permanente, a terra, e due unità portatili;”

afferma Kevin Carpenter, il superintendent

“l’unità fu collocata sotto il 14° green, storicamente il più molliccio e problematico del club. Quell’estate quel green fu uno dei migliori sul campo”.

E da quel momento il sistema si è evoluto notevolmente.

Ora numerosi sensori di ossigeno e umidità posizionati sotto la superficie del campo riportano al sistema di controllo i dati delle condizioni del suolo in tempo reale, e l’attivazione del sistema SubAir può essere automatizzata in base ai parametri del suolo impostati dai gestori del tappeto erboso. Il monitoraggio attivo TurfWatch™ permette poi di rispondere a cambiamenti improvvisi delle condizioni.

Grazie ad esso, Direttori e gestori possono accedere alle condizioni del campo tramite smartphone, tablet o computer e la conservazione dei dati storici fornisce loro importanti informazioni per l’applicazione delle migliori pratiche agronomiche.

Tornando al Northwood Club? Ora Carpenter pianifica due nuove unità SubAir permanenti ogni anno, a un costo di installazione di $ 25.000 o $ 30.000 per green, comprese le spese per la fornitura di energia.

Ma ne vale la pena per tutti i Green?

Beh, certamente campi come il Northwood o Augusta hanno un grande interesse nel farlo e più possibilità di “assorbire” l’impatto gestionale ed economico di un sistema tanto complesso; poi, ci sono anche altri campi che per conformazione non hanno necessità del sistema SubAir ma, pensando ora all’Italia e alla varietà dei suoi percorsi e terreni, viene facile immaginare una infinità di applicazioni; anche al di fuori del golf.

Certo è che, una volta applicato il sistema, dovremo giocare tutti anche sotto la pioggia…

Preparate gli ombrelli!


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