Il lato bellissimo di Rafa

Se osservavi Rafa Cabrera Bello prima di domenica scorsa, non potevi non pensare che apparisse molto più in forma di Bartali sul Pordoi. Poi però leggevi i suoi risultati negli ultimi quattro anni e ottantasei giorni e ti rendevi conto che tanto in forma non doveva essere: lo spagnolo calientissimo non vinceva una ceppa dal 2017.

Rafa Cabrera Bello

In quella stagione Rafa centrò il successo nella Rolex Series dello Scottish Open e raggiunse il sedicesimo posto nel World Ranking.

Tanta roba: bello di nome e di fatto e forte come i top 20 del mondo.

Qualcosa nella vita è successo in questi ultimi quattro anni e ottantasei giorni: il matrimonio, due figli (l’ultimo sfornato appena un mesetto fa NdR), la caduta nel World Ranking fino alla 231sima piazza, e un tentativo andato male, malissimo, di sfondare sul Pga Tour.

Carta persa quest’anno in America e Rafa è tornato a casa, sullo European Tour, in Spagna, tra la torcida del suo amatissimo pubblico. E lì, tra un vamos e un pugnetto, Rafa ha scoperto chi è realmente.

Vedete, dicono che il fallimento dia la possibilità di scavare più profondamente tra i propri talenti: è un viaggio all’interno del sé.

Nel caso di Cabrera Bello, questi lunghi quattro anni sono stati un viaggio soprattutto nei boschi a lato dei fairway. La settimana scorsa, in particolare, in quelli del Club de Campo Villa de Madrid, dove si è svolto l’ultimissimo Open di Spagna. Ed è stato lì, tra la vegetazione fitta, fitta a destra della 72sima buca, dove Rafa è arrivato appaiato in testa con Adri Arnaus, che ha scoperto chi è per davvero: uno che vede la luce dove gli altri vedono il buio.

I nostri genitori, questi uomini, li chiamavano “gli ottimisti”; noi, più moderni, li definiamo “i resilienti”.

Ecco chi è Cabrera Bello: un ottimista resiliente. Uno che alla buca 18 dell’ultimo giro, pur avendo sparato l’ennesimo drive della giornata talmente a destra da non aver alcun colpo al green visibile all’occhio umano, lì ha comunque avuto ancora la forza di intravedere una possibilità. Lassù, in mezzo ai rami intrecciati dei sugheri e dei pini, ha scorto la luce in fondo al tunnel e con tutto se stesso (e con la pallina) vi si è lanciato dentro.

Morale: par, play off agguantato e birdie allo spareggio per la vittoria, la sua quarta sul circuito europeo.

Ora, in tempi in cui siamo tutti schedati da algoritmi capaci di conoscerci meglio dei nostri genitori, davvero non so se esista una formula matematica capace di profilare il Rafa della 72sima buca. Se esistesse, probabilmente sarebbe di soli 5 caratteri: BELLO.

 

 

 


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