Le 10 cose belle del golf 2022 (più 1)

Mentre il mondo là fuori, lontano dai green verdi, osserva preoccupato il presente e guarda rassegnato al futuro coniando parole da brividi come decrescita felice, permacrisi, tecnoutopia, o longtermism, il golfista accanito, ansioso di poter scovare una giornata dalla temperatura mite per tornare in campo, si rinchiude in un tempo sospeso nel quale ritorna con la mente al passato, ricordando gli ultimi giri, i colpi migliori e pure quelli peggiori di questo 2022 che si avvicina alla chiusura. E allora, anche in questa rubrica, proviamo a stilare una lista dei 10 accadimenti che più ci sono piaciuti in questo anno per certi versi davvero stupefacente e unico, partendo ovviamente dalle tante cose belle riuscite in questi mesi al golf azzurro:

1) Il ferro al green di Guido Migliozzi alla 72sima buca dell’Open de France.

Esistono poche cose più avvincenti di una favola sul superamento delle probabilità e sul raggiungimento del successo: grazie al vicentino questa favola l’abbiamo vissuta tutti sulla nostra pelle in una domenica di settembre, quando “Migliaus” è andato a trionfare da protagonista assoluto a Parigi. Guido ha plasmato a sua immagine un finale incandescente sul temibile percorso del National, che lo riportato tra i protagonisti europei e tra i papabili per un posto in Ryder a Roma: bien fait!

2) Gli azzurrini campioni del mondo a squadre e Filippo Celli.

WOW! Nell’anno dell’assenza dell’Italia nei mondiali di calcio in Qatar, ci ha pensato il golf a regalarci soddisfazioni tricolori, con il romano dell’Olgiata prima dominatore degli europei e della Silver Medal, poi trascinatore del team vincente all’Eisenhower Trophy. Con questi risultati incredibili i nostri ragazzi ci hanno insegnato una cosa: che bisogna sempre coltivare sogni folli, perché se si sogna troppo in piccolo, allora significa che non si sta mirando abbastanza in alto.

3) La nomina di Edoardo Molinari in qualità di Vice Capitano di Ryder Cup.

Un riconoscimento meritatissimo sia per le doti del torinese come giocatore, sia per la sua genuina passione verso il gioco, sia per la sua visione come imprenditore nel campo degli algoritmi legati al golf. Con la sua professionalità, Edoardo è diventato l’esempio di come con la giusta dose di sapiente organizzazione si possa trovare un equilibrio perfetto tra le passioni di una vita e la carriera.

4) Le parole di Collin Morikawa: “Non sono nato come un buon colpitore di palla, piuttosto ho lavorato per diventarlo. E, pensate un po’, ho appena iniziato”.

In poche righe è riassunta tutta la mentalità del vero campione (e del coach di Collin, Rick Sessinghaus), colui il quale non smette mai di avere la voglia e la curiosità di imparare. Anche (e soprattutto) se ha già conquistato i vertici.

5) Rory McIlroy nuovamente n.1 del mondo.

Inconsciamente è stato l’anticipatore naturale del pensiero di Morikawa: a un certo punto sembrava essersi seduto sugli allori e sulla facilità del suo talento, mentre in verità stava lavorando sodo per migliorare ancora. È stato un lungo viaggio di ritorno al vertice, ma, a detta dello stesso Rory, anche l’aspetto più intrigante della sua carriera, perché si sa: colui che parte per un viaggio, non è la stessa persona che torna. E infatti il nordirlandese è tornato più forte, più solido e completo che mai.

6) Lydia Ko nuovamente n.1 del mondo.

È stata la più giovane della storia del golf a diventarlo qualche anno fa. Poi il buio, l’anoressia evidente anche se mai confermata, le troppe pressioni e i genitori-padroni l’hanno fatta sparire per un po’. È tornata alla grandissima quest’anno, col sorriso ritrovato di chi è passato attraverso la tempesta e ne è uscito con la propria forza. Era una ragazzina fenomenale in balia delle decisioni altrui, è diventata una donna che finalmente gioca per se stessa e non per compiacere le aspettative degli altri. Una storia di riscatto e di forza, condita con il garbo e la grazia di una super campionessa.

7) La freschezza di Tom Kim.

Al golf mondiale, sconquassato dalle diatribe Pga Tour-LIV, era necessario come l’ossigeno lo sbarco di un giovanissimo campione come il coreano, un talento luminoso capace con il suo sorriso di accendere una stanza, restando sempre in bilico tra il candore dell’esordiente e la consapevolezza matura del campione.

8) I biglietti per la Ryder Cup di Roma.

Un attimo prima erano in vendita online, disponibili e poi, un secondo dopo, puf! Venduti! Andati a ruba! Dunque, la maggior parte dei golfisti di tutto il mondo ha dovuto ripiegare sull’attesa e sulla fortuna, rimettendosi in coda per l’estrazione di altri ticket a novembre. Il che è stata una grande novità e una grande lezione per noi italiani, sempre pronti a sgomitare e a saltare le file con quell’insopportabile Lei non sa chi sono io! Alla fine, il tempo dell’attesa, a cui non siamo più abituati, è stato un rituale di cui per una volta l’ansia egoriferita non ha fatto parte.

9) Lo sviluppo in Europa del G4D Tour, il circuito per i giocatori disabili.

Una sola parola: meraviglioso! Come meraviglioso è il nostro Tommaso Perrino, grande protagonista del circuito e vincitore di una tappa in Irlanda del Nord. Applausi!

10) Tutti i vincitori di un Major 2022.

Chiunque è riuscito nell’impresa (Scheffler, Thomas, Fitzpatrick e Smith) ha saputo emozionarci regalandoci una storia sempre diversa ma sempre ugualmente da brividi. Ognuna delle quattro vittorie è stata per noi guardoni delle cose del green una formula magica per sfuggire, almeno per qualche ora, al clima teso dei nostri brutti pensieri.

10+1) Roberta Liti sull’LPGA Tour.

At last, but not least, l’impresa top dell’azzurra, che dopo l’università negli USA, un paio di anni sull’Epson Tour, ha conquistato con grinta massima il diritto a giocarsi una stagione intera sul massimo circuito americano. Prima di lei, c’erano riuscite Silvia Cavalleri, Giulia Sergas e Giulia Molinaro.

 


Contenuti simili
Total
0
Share